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Il tassista Tommaso risponde a Mirella: "Io il cane lo avrei fatto salire, ma non giudicate male l'altro collega"

La lettera dell'autista di taxi su un caso che ha fatto molto discutere

L'episodio raccontato dalla signora Mirella di Como, di cui lei stessa è stata protagonista, ha fatto molto discutere: la donna si è vista negare la corsa da un tassista solo perché aveva con sé un piccolo cane nell'apposita borsetta. Il tassista comasco Tommaso Perlasca ha voluto scrivere una lettera a QuiComo per esprimere alcune considerazioni a difesa dei colleghi che vietano ai cani di salire a bordo, sebbene lui stesso, spiega, non avrebbe alcun problema ad accettare un cane sul proprio taxi. Ecco la lettera aperta di Tommaso rivolta alla signora Mirella

"Mi chiamo Tommaso Perlasca e vorrei esprimermi riguardo alla lettera della signora Mirella del 3 aprile, inserita in un articolo pubblicato su QuiComo. Sono intestatario della licenza di taxi n. 34; considerando che in città ci sono 45 licenze, rappresento il 2,23% dell’intero parco di auto pubbliche. Se questa percentuale vale per me, vale anche per il tassista che ha negato la corsa alla signora Mirella qualche giorno fa; quindi, l’esperienza della signora Mirella è valutata negativamente su un campione del 2,23% dei tassisti comaschi: una per¬centuale piuttosto esigua per trarre conclusioni sull’intera categoria. E tutto ciò, questo desiderio di sentenziare senza approfondire, tratto distintivo di molti, è davvero fuorviante, se si vuole comprendere la questione. Certo, se il fine è comprenderla. Se la signora Mirella avesse tentato di nuovo (s’intuisce che non l’abbia fatto) e avesse trovato me, non avrei avuto alcuna preclusione nell’offrirle il servizio che richiedeva; avrei così fatto schizzare al 100% l’indice di gradimento che i tassisti comaschi hanno nei confronti dei cani e di chi beneficia della loro compagnia. E come me, altri tassisti.
Bisognerebbe sempre ascoltare l’altra campana, però".

"A questo proposito, sulla base della mia esperienza ventennale, posso formulare delle ipotesi sulla ragione del rifiuto, da parte del mio collega, di far salire un cane sul proprio taxi. Forse, ha avuto una disavventura con dei padroni di cane, di quelli che permettono alle loro bestiole di scorazzare per i sedili, nonostante la richiesta di non farlo; forse, la disavventura gli ha riservato una macchia di pipì sul sedile (raramente, ma è capitato) e da lì ha deciso di mettere un divieto per tutti i cani; forse, il mio collega ha un’allergia: ne conosco almeno due, che per ragioni di salute non trasportano alcun animale domestico; forse, il mio collega preferisce trasportare soltanto persone: se è lecito avere una preferenza, come quella che ha la signora Mirella per i cani, questo deve valere per tutti. E noi siamo un servizio organizzato in primo luogo per il trasporto di persone: trasportarle accompagnate da animali domestici è a discrezione del tassista. Non si sorprendano i padroni dei cani se non tutti condividono le loro preferenze: ritengo che non sia affatto vergognoso".

"Mi perdoni signora Mirella, ora mi rivolgo direttamente a lei: non se la prenda per le mie parole. Se lo riterrà, riprovi a prendere il taxi in compagnia del suo cane. Chissà, magari sarà il mio".
 

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