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Cultura

Ben Bedford, ritratti d'autore

Andrea Parodi ci racconta Portraits, il nuovo lavoro del cantautore americano

Con questo secondo articolo proseguiamo la collaborazione con Andrea Parodi, musicista e promoter canturino, che ci racconta le nuove uscite discografiche di alcuni artisti molto amati anche dalle nostre parti. Come per ArtUp, si tratta di un progetto di QuiComo per sostenere l'arte in questi difficili mesi di lockdown. Nello specifico, questa sezione dà spazio ai musicisti indipendenti che non hanno la possibilità di potersi esibire in forma live da molto tempo. Dopo Raffaele Kohler, proseguiamo quindi con un artista americano: Ben Bedford con il suo nuovo disco Portraits.

Andrea Parodi presenta Ben Bedford

Oggi voglio farvi scoprire un giovane cantautore dell’Illinois. Ben Bedford, classe 1981. Vi parlo del suo disco appena uscito, Portraits. In realtà non è un disco nuovo ma è una retrospettiva con le canzoni più belle tratte dai suoi primi tre dischi, mai pubblicati prima in Europa. Ed è sorprendente pensare all’età che aveva Ben Bedford quando ha scritto e inciso queste ballate malinconiche, dalle tinte autunnali.

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Suonate con un fingerpicking magistrale e cantate da una voce splendida che rivelano una maturità e profondità fuori dal comune. I suoi punti di riferimento sono Guy Clark, John Prine, Eric Andersen, Steve Earle e Townes Van Zandt. Apre il disco la ballata cinematografica Lincoln’s Man. 8 minuti che raccontano uno spaccato d’America, tra storia e poesia. Un biglietto da visita straordinario. Non c’è nessun cedimento, 12 canzoni di rara bellezza, che raccontano un’umanità autentica, vittorie e sconfitte, amori e ricordi.

Gli arrangiamenti sono essenziali e giocati su strumenti caldi come il banjo, il violino, il dobro per tessere le trame perfette a fare da cornice alle sue storie. E poi ci sono i testi, poetici, attenti ai dettagli che consacrano Ben Bedford come uno dei più promettenti storyteller della nuova scena americana. Appaloosa Records ha stampato Portraits in Italia con tutte le traduzioni dei testi per non perdere nessuna sfumatura di questo viaggio nell’America più profonda.

Difficile scegliere le canzoni più belle, è un disco da ascoltare tutto d’un fiato ma sicuramente una menzione particolare la meritano What we lost, Guinever is sleeping, Goodby Jack, Land of the Shadows, dedicata a Emmet Till, un ragazzino afroamericano ucciso a quattordici anni nel fiume Tallahatchie per motivi razziali e poi la dolcissima

Speriamo di rivedere presto Ben Bedford in Italia. Era venuto in tour per la prima volta lo scorso anno in occasione dell’uscita del suo ultimo disco, un concept album interamente dedicato al suo inseparabile gatto Darwin. Aveva suonato anche a Como, all’Officina della Musica, insieme a Paolo Ercoli, Eric Andersen e Scarlet Rivera, la violinista musa di Bob Dylan. Per approfondire la conoscenza su Ben Bedford vi rimandiamo a questa puntata di Road To The Townes Van Zandt.

Portraits, il disco
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Da casa Appaloosa presentiamo un’esaustiva raccolta del cantautore americano dell’Illinois del quale abbiamo potuto apprezzare in Italia il suo talento. È una retrospettiva di canzoni prese dai suoi primi tre album: Lincoln’s Man, Land Of The Shadows, What We Lost.

Il lavoro racchiude materiale scritto dal 2005 al 2012 e Ben ha chiamato questo album semplicemente Portraits, visto che ognuna di queste tracce sono, in un modo o nell’altro, una specie di ritratto di persone, luoghi eventi o ricordi. Come William Least Heat – Moon infonde la sua scrittura con una sensazione di paesaggio e tempo, Ben ha provato a fare qualcosa di simile con queste canzoni, creando vignette che coinvolgono le sensazioni. Con una piccola dose di sospensione ed incredulità, ci vuole portare in un viaggio nel suo mondo. 

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