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La parola fine sull'inchiesta delle paratie: tutti assolti

La conclusione di una vicenda iniziata nel 2015

La Corte di Cassazione ha annunciato ieri mattina la conclusione di un lungo e controverso processo che ha coinvolto la città di Como, riguardante l'indagine sulla costruzione delle paratie antiesondazione. Questa vicenda giudiziaria, avviata nel 2015, ha attraversato momenti critici, inclusi arresti preventivi e restrizioni, culminando in un processo di primo grado svolto a Como tra il 2017 e il 2019. Durante questo periodo, l'accusa aveva richiesto pene detentive complessive pari a 40 anni, estendendo le indagini anche ad altre gare d'appalto e lavori pubblici.

Tuttavia, la decisione della Corte ha portato alla caduta di tutte le accuse, ad eccezione di due specifici capi di imputazione, numerati 22 e 23, che rimangono aperti per ulteriori discussioni. Questa sentenza pone fine a un capitolo che ha a lungo turbato non solo gli imputati ma anche l'intera comunità comasca, focalizzandosi in particolare sulle presunte anomalie legate alla realizzazione delle paratie e al coinvolgimento di ex sindaci e funzionari nella gestione del progetto.

Originariamente, erano state mosse 14 diverse accuse relative al progetto delle paratie sul Lago di Como, che includevano la gestione e l'approvazione di vari aspetti del progetto, segnalando un periodo di intensa scrutinità legale e pubblica. Con la recente sentenza, si chiude una pagina significativa di questa vicenda, lasciando aperta la discussione solo su una frazione delle accuse originarie.

La Corte di Cassazione ha confermato l'assenza di condanne per i quattordici capi d'accusa discussi nell'udienza di mercoledì, coinvolgendo figure chiave come l'ex sindaco Mario Lucini e vari dirigenti e funzionari comunali, tra cui Pietro Gilardoni, Antonio Ferro, Antonio Viola, Maria Antonietta Marciano e l'ex segretario generale Antonella Petrocelli. Nessuno tra loro ha ricevuto sentenze di condanna.

La questione centrale riguardava in particolare i primi due capi d'accusa, legati alla gestione della grande opera, su cui la Corte d'Appello aveva già pronunciato la prescrizione. Questa decisione non aveva soddisfatto le parti coinvolte, spingendo Lucini, Gilardoni, Ferro e Petrocelli a sollecitare un ulteriore esame da parte della Cassazione. L'esito ha visto un'assoluzione completa per il primo capo d'accusa, con la motivazione che "il fatto non sussiste", mentre per il secondo, relativo a presunti falsi nelle linee guida operative interne per gli affidamenti professionali esterni legati alla variante, è stata mantenuta la prescrizione.

Le motivazioni dettagliate di questa sentenza sono attese per chiarire le basi della decisione presa dalla Cassazione, che ha portato all'assoluzione dei coinvolti su punti chiave dell'inchiesta, segnando un momento significativo per tutte le parti coinvolte.

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