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Chiude il camping di via Cecilio, "l'infida tana dei disperati di Como"

Ma la parola d’ordine tra i residenti è: "Noi non ce ne andiamo"

No Stess è il nome beffardo del campeggio di via Cecilio a Como che stasera, 1° febbraio 2023, dovrà essere sgomberato. La notifica è stata consegnata ieri porta a porta alle 58 persone che vi abitano dalla polizia locale: "Alla luce dell'Ordinanza Dirigenziale n.3 del 27.01.23 della Direzione Commercio e Attività Economiche e SUAP del Comune di Como e delle motivazioni ivi espresse l'interessato e il nucleo famigliare che rappresenta dovrà lasciare entro e non oltre le 24 ore dalla notifica della presente la struttura all'aria aperta sita in Como in via Cecilio".

In parole povere, come ci racconta telefonicamente Fabio, uno degli "abitanti" del campeggio, stasera dalle 18 alle 20.30 arriveranno le forze dell'ordine e tutti dovranno andarsene. Il Comune si prenderà carico di riproteggere le 8 persone (su 58) residenti a Como, gli altri dovranno rivolgersi ai loro comuni. 

Il provvedimento di chiusura non può essere messo in discussione perché il camping non è a norma. La struttura ha problemi di sicurezza e non parliamo solo di quelli legati all'erogazione del butano. Il gas infatti è stato chiuso lo scorso 19 gennaio e da allora chi può si riscalda con stufette e cucina con fornelletti elettrici. Così come si presenta oggi il campeggio non potrebbe restare aperto per un lungo elenco di irregolarità.

Quello che confonde è lo stupore difronte ad una condizione che è granitica da anni. Perché è qui che arriva chi non ha un contratto a tempo indeterminato e quindi non riesce ad affittare una casa, oppure chi non ha una fissa dimora. Da anni chi arriva e non sa dove andare, con un breve giro di infomazioni, approda al No Stress come fosse un porto (ma non sicuro). 

Sono 450 euro per una casettina di 25 metri quadri, ci racconta Fabio, ma si arriva a pagarne anche 500 (al mese) per quelle più grandi. I loculi costano solo 300 euro e si sono guadagnati questo nome proprio per essere spazi piccoli e angusti. Nei loculi il bagno non c'è, è all'esterno. La corrente elettrica si paga a parte, ognuno la sua. 

Le casette-2

Tutti sapevano che la struttura non era aperta solo da aprile a ottobre, come prevedeva l'accordo originale, ma 365 giorni l'anno e già nel maggio del 2020 ci fu un primo tentativo di sgombero, fallito per mancanza di alternative. 

La storia di questo luogo di invisibili è lunga, complessa e passa attraverso anni di indifferenza. Una situazione in bilico ma certamente non sconosciuta. Nel fragile equilibrio di questa convivenza scomoda la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha azionato i vari controlli è stata l'intossicazione di monossido di carbonio di un uomo di 66 anni che si è sentito male in un bungalow ed è vivo per miracolo. 

"Va bene, ci dice Fabio al telefono, chiudiamo la struttura. Ma dove andiamo noi? Anche se io guadagno per ipotesi 2000 euro al mese senza contratto regolare nessuno mi da una casa in affitto. Per non parlare delle persone disabili, degli anziani e dei bambini che dall'oggi al domani sono senza un tetto, dove andranno?". 

Il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, ha dichiarato che quello che hanno fatto è far rispettare le leggi: "La struttura non era autorizzata a restare aperta e come Comune ci impegniamo a occuparci dei nostri concittadini (8) che comunque non risultano segnalati ai servizi sociali. Gli altri (la maggioranza, circa una cinquantina di persone, ndr) dovranno chiedere al loro comune di residenza". 

Fabio, che si è reso portavoce degli ospiti del Camping No Stress, ha detto che proverà a incontrare il primo cittadino di Como per spiegargli le lo loro difficoltà. Stasera però diventa esecutivo il provvedimento di chiusura. È il 1° febbraio, le notti sono fredde. Vi lasciamo con le parole di Daniele Albert, un uomo che vive nel campeggio da anni e che ha spiegato il loro punto di vista. Sono parole che vale la pena ascoltare attentamente senza avere per una volta la fretta di nascondere chi è già invisibile sotto al tappeto del dicotomico lusso, che beffardo, come il nome del campeggio, convive al fianco di questa disperazione nella città di Como. 

L’infida tana dei disperati di Como, il racconto di Daniele

"Provate a immaginare di essere stranieri, appena arrivati a Como e in cerca di un domicilio. Ma anche italiani, che hanno necessità di trovare una casa, ma senza avere la possibilità di sborsare, subito, cifre importanti per deposito cauzionale, mensilità anticipate. 
Provate a pensare di aver trovato un lavoro, ma soltanto a tempo determinato, rinnovato poi rinnovato, poi rinnovato ancora.
Provate a pensare che avete risposto a decine di annunci di abitazioni, per voi possibili, ma purtroppo inaccessibili per la mancanza di un contratto a tempo indeterminato, che avrebbe dato la possibilità di ottenere la residenza. Non potete avere la residenza perché non avete il contratto. E non potete avere il contratto di lavoro se non avete la residenza". 

Un cane che si si morde la coda. "Poi però - continua nel suo racconto Daniele - il tam tam tra le persone disperate finalmente sfocia in una comunicazione piena di speranza: alle porte di Como, su una collinetta che neanche si distingue tra il verde degli alberi, c’è un campeggio. Un grosso sospiro di sollievo. Si riparte!"

E invece dopo qualche giorno, d’improvviso la fornitura del gas si interrompe, le autorità l'hanno tolta.

Ma le sorprese non finiscono. Uno scarno comunicato della “direzione” informa che, a causa di un’ordinanza comunale, la struttura deve chiudere e tutti devono lasciarla al più presto. 

Non ci sono soltanto persone che hanno contratti di locazione. Daniele ci racconta che nel campeggio giungono ogni sera, turisti in vacanza, ospiti in visita alla città di Como, "perla della Lombardia, citata in tutto il mondo come una specie di paradiso".

"La parola d’ordine tra noi residenti è: non ce ne andiamo. Neppure uno di noi deve lasciare questo luogo: abbiamo pagato, abbiamo contratti regolari, non ci sono più problemi di sicurezza, ora che il gas è stato scollegato. Lo sgombero però riguarda tutti, senza la minima pietà né rispetto. 
Il sindaco, dal suo scranno sopraelevato ha ben altro di cui occuparsi, che non di un posto nascosto laggiù, al confine della città, dove un manipolo di persone disperate si affanna per sopravvivere".

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