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Bambini ucraini rifugiati in Romania ospiti di un campo Estivo a Pellio Intelvi

Le famiglie con i loro bambini si alternano ogni 12 giorni

Della seconda spedizione comasca in Romania e Ucraina - una delle tante partite da Rebbio, fulcro delle continue missioni comasche verso l'Ucriana - ne avevamo scritto qualche mese attraverso il diario di viaggio di Marta Pezzati. Grazie anche a quella fattiva esperienza di solidarietà, a Pellio Intelvi è partito un campo estivo per bambini ucraini rifugiati in Romania in una  casa messa a disposizione dalla parrocchia. Il progetto, che sarà attivo per tutto il mese di giugno, è nato grazie alla volontà della famiglia di Giovanni Ambrosi, e la sua organizzazione è sostenuta dall'Associazione Bambini di Chernobyl in collaborazione con le parrocchie di Pellio Intelvi e Rebbio (quella di Don Giusto a Como).

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Il campo estivo prevede di ospitare tre nuclei di persone che si alterneranno ogni 12 giorni, a parlarcene è lo stesso Ambrosi: "Tutto questo è un po' figlio del lavoro,poi sospeso durante la pandemia, che già facevamo coi bambini bielorussi. Differentemente da quella esperienza, le persone che ospitiamo oggi non provengono da gruppi compatti ma arrivano da tre campi profughi e situazioni personali diverse. Anche se il responsabile di quei centri di accoglienza di profughi ucraini in Romania è una persona molto brava e preparata, non è così scontato che le persone che ospitiamo riescano ad ambientarsi tutte allo stesso modo".

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"Attualmente - aggiunge Ambrosi - abbiamo con noi 22 persone di tre nuclei famigliari: 5 adulti e 17 bambini e ragazzi. Per loro organizziamo giornate di animazione durante le quali alterniamo momenti di gioco, musica, gite e altre attività ludiche. Naturalmente non tutti sanno l'inglese e qualche difficoltà linguistica per interagire direttamente con i più piccoli non la si può negare. Tuttavia sono tutti molto contenti di questa esperienza a Pellio nonostante abbiano alle spalle storie di grande tristezza dovute alla guerra in corso; qualcuno è più chiuso di altri ma tutti sono stimolati dall'ambiente, sia umano che paesaggistico. Abbiamo portato anche una ragazza di 13 anni, che non parlava mai, a scoprire una via ferrata ed è tornata entusiasta. Tutti gli ospiti stanno apprezzando questa esperienza, si sentono circondati dal nostro affetto, dalle attenzioni che ricevono e non sanno più come ringraziarci. Ovviamente siamo tutti molto felici anche per lo scambio di ricette ucraine e italiane". 

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