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Covid, un anno dopo una sola certezza: sarà ancora molto lunga

Il vaccino da solo non può bastare, per uscire dall'infinita emergenza occorre un'iniezione di fiducia

E' passato ormai quasi un anno dal primo durissimo lockdown, quello che lo scorso marzo, ad inizio pandemia, ci ha costretti tutti a casa. Ci siamo aggrappati per qualche tempo alla speranza, all'illusione che sarebbe andato tutto bene. Ma soprattutto volevamo credere che ne saremmo usciti presto. Oggi, trascorsi ormai 12 mesi, tutti terribilmente segnati dal covid, sappiamo che la strada sarà ancora lunghissima.

Quasi rassegnati a muoverci sulla scacchiera dei tre colori, a vivere tra divieti e coprifuoco, stiamo perdendo di vista la meta di un ritorno alla normalità. Diciamoci la verità, c'è il rischio di abituarci a tutto questo come se fosse normale. Ad indossare la mascherina anche all'aperto, a non andare a teatro o al ristorante la sera, a ridurre i nostri spostamenti alle sole necessità. A non vedere amici e parenti. A vedere smantellato un sistema sociale che si è sempre basato sulla condivisione. 

C'è insomma una sorta di abdicazione che si sta radicando tra di noi: stanchi, sfiduciati, provati, psicologicamente ed economicamente. A tutti è ormai chiaro che anche il 2021 sarà un altro anno di dure restrizioni, con in più l'incertezza di una politica che sta provando a rimettere insieme un governo credibile e competente in questo momento in cui ci si aspetta una visione capace di andare oltre il mantra dei divieti.

Difficile pensare a una inversione di rotta, anche perché il covid-19 non è più solo, ora detta legge insieme alle sue varianti. Alleati che rischiano di mettere a rischio anche una campagna vaccinale nata zoppa per le troppe incertezze che porta in seno: dagli approvigionamenti alla sua reale efficacia, sia in termini assoluti che di durata dell'immunità. Ed è così che, accompagnati da funeree previsioni, sempre in bilico tra scienza e narrazione emotiva, iniziamo a temere anche per il prossimo anno.

In tutto questo non si può nemmeno dimenticare la guida moralista che ci ha accompagnati fin qui, cercando ad ogni occasione di incolpare i cittadini. Rei di avere permesso con i loro comportamenti, quasi sempre più umani che irresponsabili, la propagazione dei contagi. In estate, a Natale, nei weekend siamo stati insomma complici del virus. Ricordate l'ammonimento del primo lockdown? "C'è ancora troppa gente in giro!", ci dicevano. Così come poi ci è stato detto che in agosto ci siamo dati alla pazza gioia e che anche a dicembre non ci siamo risparmiati nulla. Per non parlare dei più giovani, che invece...

Tuttavia, dopo un anno di restrizioni, di mascherine e distanziamento, il virus ha dimostrato di fare quasi sempre quello che vuole lui. Ed è forse per questo che è arrivato il tempo di imparare realmente a conviverci, responsabilmente, senza che tutto diventi ancora un unico menù di divieti. Non solo il vaccino, ma anche le migliori cure negli ospedali e le nuovi farmaci, probabilmente ci aiuteranno a sconfiggerlo. Intanto, la vita occorre riprenderla in mano: iniettarci un po' di fiducia è un'altra medicina necessaria.

Siamo ad un bivio, un po' come il senso della ninfea: per gli antichi greci la ninfea simboleggiava l'amore platonico e l'amore non corrisposto o destinato a non essere mai consumato, e in taluni casi veniva considerata un potente antiafrodisiaco. Invece, secondo le culture orientali, la ninfea simboleggia l'alba, il sorgere del sole in tutta la sua bellezza. Si tratta solo di scegliere. 

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