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Minori stranieri lasciati fuori dalla questura: il caso arriva in Parlamento

Interrogazione dell'onorevole Braga al ministro dell'Interno

La capogruppo del Partito Democratico alla Camera, la comasca Chiara Braga, ha presentato un'interrogazione parlamentare a seguito della vicenda che nei giorni scorsi ha riguardato tredici minori stranieri non accompagnati nella città di Como. “Stamane - si legge nella nota stampa di Chiara raga - ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno per avere contezza della situazione dei minori stranieri non accompagnati a Como, dopo l’incresciosa vicenda dei tredici ragazzi lasciati in strada, fuori dalla Questura in attesa che il Comune decidesse se ospitarli o meno, risoltasi grazie all’intervento del prefetto di Como e alla disponibilità, prima di don Giusto e successivamente della Croce Rossa di Lipomo”.

“Ho chiesto inoltre a Piantedosi – continua l’esponente dem – di dirci quali azioni intende mettere in atto per gestire al meglio l’accoglienza e la protezione di questi ragazzi non accompagnati, valutando gli spazi fisici disponibili sul territorio e soprattutto rafforzando i percorsi scolastici, educativi e lavorativi di integrazione oggi insufficienti nel comasco. L’obiettivo è quello, per quanto possibile, di gestire e monitorare il fenomeno dei minori non accompagnati in un contesto dove il flusso migratorio è ormai divenuto una costante, permettendo a questi ragazzi, perlopiù adolescenti soli senza familiari o adulti di riferimento, di ricevere un’adeguata protezione e iniziare un percorso di inclusione. Un obiettivo sempre più difficile da raggiungere se si considera che il Governo Meloni, con il decreto immigrazione non fa altro che aggravare la situazione anziché affrontarla come si dovrebbe, peggiorando la condizione proprio dei minori non accompagnati, intaccando negativamente il sistema di protezione a loro dedicato”.

“Un tema certamente complesso – conclude Braga - che necessita del coinvolgimento di tutta una molteplicità di attori, dalla Prefettura alle forze dell’ordine, dagli enti locali alle parrocchie, dai volontari e alle tante realtà sociali che a Como hanno sempre dato prova di grande generosità e che per questo vanno certamente ringraziati e non attaccati. Parlare di “caos indotto” significa dare fiato a insinuazioni strumentali, alimentare la conflittualità invece di collaborare per trovare soluzioni, certo non semplici, ma dignitose e rispettose nei confronti dei più deboli e fragili della nostra città”.

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