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Elezioni comunali 2022

Bartolich, Minghetti, Molteni, Rapinese: una poltrona per quattro

La fiducia tra cittadini e amministrazione non si ricuce con i rendering

A poco più di due mesi dal voto per l'elezione del nuovo sindaco di Como, i concorrenti sono tutti in campo a darsi battaglia. Con la sola eccezione dei 5 Stelle -  ancora divisi da una guerra intestina che difficilmente vedrà partorire una corsa solitaria, si tratta solo di capire se alla fine prevarrà l'apparentamento con Civitas voluto da Aleotti o quello con la colazione di centrosinistra sostenuto da Currò - i giochi sono fatti e sul tavolo è calato il poker dei candidati: due donne e due uomini: Adria Bartolich per Civitas, Barbara Minghetti per il centrosinistra a trazione PD, Giordano Molteni per il centrodestra a trazione Fratelli d'Italia e infine il "solitario" e indomito Alessandro Rapinese.

La partita è nelle fasi iniziali: un po' di tattica, qualche timido attacco all'avversario, incontri, riunioni, promesse. Per ora nulla di nuovo. Chi era al governo rivendica qualche merito - pur sapendo che l'accontonamento di Landriscina è già di suo un segnale che qualcosa non è andato come doveva - chi non lo era non perde occasione per ribadire che Como merita un altro passo. Tutto vero. ma c'è da fare i conti con i comaschi. Così delusi dalla politica che già nel 2017 la percentuale dei votanti in città non raggiunse nemmeno il 50%; al ballottaggio rimase addirittura sotto il 36%. E in questi ultimi 5 anni non si può certo dire che i partiti di governo abbiano saputo riportare a livelli accettabili il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. Tra rendering e realtà.

E così, mentre da una parte si nascondono sotto il tappeto i molti disastri - ad esempio Ticosa, piscina olimpionica, palazzetto di Muggiò, Borgovico - dall'altro si lucida quel poco che resta da mettere in mostra dentro questo lustro di opaca amministrazione comunale. Che alla fine, senza infamia e senza lode, lascia una città ancora in cerca di una propria identità: Soffocata dal traffico, turisticamente irrisolta, culturalmente arretrata, socialmente divisa. Ora è il tempo in cui tutti, nessuno escluso, mostrano sorrisi e soluzioni che poi si dimenticano appena si passa dalla piazza al governo.

Alla fine, quando a giugno si andrà a votare, ci sarà comunque da fare una scelta: tra due donne con l'anima a sinistra, Bartolich e Minghetti, e due uomini con l'anima a destra, Molteni e Rapinese. Ora, sempre che oggi destra e sinistra abbiano ancora un senso, seppure nella loro diversa inclinazione verso il centro, le differenze almeno idealmente esistono e non sono nemmeno così sottili. Certo è che sia Minghetti sia Molteni si troveranno a fare i conti con due spine nel fianco che rischiano di far saltare il banco. A sentire gli umori del popolo non sarebbe certo una sorpresa se al ballottaggio ci finissero Minghetti e Rapinese, con la prima che al quel punto potrebbe forse contare sull'appoggio di Bartolich, mentre il secondo difficilmente potrebbe invece essere appoggiato da Molteni.

Ovviamente stiamo riportando solo suggestioni che spesso vengono ribaltate dalla realtà della cabina elettorale. Il risultato migliore probabilmente lo avrà chi proverà a restituire un po' di certezze almeno a quel 50% di comaschi che alla cabina elettorale preferiscono il lago. Il voto è un diritto e un dovere. Verissimo. A patto che a quel voto venga poi restituito tutto ciò che è stato promesso. Finora non è successo (quasi) mai. 

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