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Cronaca

Muggiò, Sri Lanka: in piazza d'Armi il maxi-torneo di cricket (con il Caressa cingalese)

La scena era davvero inedita per la città di Como. E in particolare, per il vasto spiazzo che alla toponomastica risulta come piazza d'Armi, quartiere di Muggiò. Siamo a due passi dal palazzetto dello sport piegato su stesso e abbandonato da...

La scena era davvero inedita per la città di Como. E in particolare, per il vasto spiazzo che alla toponomastica risulta come piazza d'Armi, quartiere di Muggiò. Siamo a due passi dal palazzetto dello sport piegato su stesso e abbandonato da un anno e mezzo, a pochi passi dalla piscina olimpionica. E lì, esattamente dove tra 3 giorni si radunerà la comunità islamica per la Festa del Sacrificio, e dove nei mesi scorsi si sono susseguiti luna park e tendone per il Ramadan in un mix di sacro e frittella tutto comasco, oggi si è svolto un maxi torneo di cricket organizzato dalla (evidentemente) popolosissima comunità dello Sri Lanka di Como e dintorni (in questo caso, la delibera comunale di concessione dell'area non l'abbiamo trovata, ma è davvero impensabile che non ci sia viste le dimensioni dell'evento in questione).

Ebbene, sin da metà mattina, sotto un sole cocente di settembre, decine e decine di cingalesi di ogni età e "stazza" - non mancavano i pesi massimi e gli scriccioli - si sono sfidati per ore in una lunghissima sequenza di partite di criket, sport nazionale della patria lontana. Sin dall'ingresso - con il cancello spalancato a chiunque volesse curiosare - si notava l'importanza del raduno, almeno per i partecipanti: in una sorta di gemellaggio ideale, le bandiere italiana e dello Sri Lanka garrivano in un cielo azzurrissimo in cima a due pilastri. E dentro la piazza polverosa, superata la selva di auto parcheggiate, ecco aprirsi un mondo sportivo inusuale per il Lario: bastava portare lo sguardo ipnotizzato dalle improvvisate aree di allenamento, con palline respinte all'impazzata dalle tipiche "mazze" appiattite, qualche epic-fail sottolineato da fragorose risate e pittoreschi mister in tunica bianca, oltre il genuino folklore per sentirsi quasi dentro il - per chi scrive incomprensibile - campo di gioco.

Polveroso, improvvisato, ma a giudicare dalle corse matte degli atleti, adatto allo scopo e sudato fino all'ultimo centimetro. Ai lati, sotto tendoni e variopinti ombrelloni da spiaggia adattati alla bisogna, tutti i team in attesa del proprio turno, ognuno con la propria sgargiante divisa tra gialli fluo e più tenui azzurri. Il tutto, per una domenica pressoché intera, con tanto di telecronaca sparata a tutto volume del "Caressa cingalese". Incomprensibile ma - a sensazione - coinvolto e coinvolgente quasi come dovesse andare a Berlino con Beppe.

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