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Cronaca

In mezzo ai migranti accampati un neonato in una culla. Il simbolo della speranza

Oggi il parco davanti alla stazione di Como San Giovanni è apparso insolitamente affollato. Affollato di migranti (quasi un centinaio) accampati su giacigli allestiti alla bene e meglio. Per fortuna è estate e per stendersi su un prato basta...

Oggi il parco davanti alla stazione di Como San Giovanni è apparso insolitamente affollato. Affollato di migranti (quasi un centinaio) accampati su giacigli allestiti alla bene e meglio. Per fortuna è estate e per stendersi su un prato basta una coperta o un asciugamano. Per quanto faccia caldo, però, si tratta pur sempre di una pessima condizione di vita se si è costretti a patirla per giorni.

In mezzo ai tanti corpi stesi alla ricerca di sonno e ombra si ergeva, oggi, una culla bianca. Dentro piangeva un bimbo di un mese. E' eritreo. O meglio, la mamma è eritrea. Lui, forse, è nato in Italia visto che ha solo un mese di vita. Difficile, infatti, pensare che i genitori abbiano deciso di intraprendere il viaggio della speranza con un neonato tra le braccia.

Il suo pianto, oggi, si poteva udire distintamente nel silenzioso parco della stazione. Si librava tra le fronde degli alberi e giungeva fino alla strada, finendo con il confondersi con il rumore delle auto in transito e il suono dei clacson. Sinestesia di un dramma. Ma anche immagine di speranza. Un bimbo che piange chiede di vivere, di crescere, di diventare uomo e realizzare i suoi sogni.

Chi non era assopito parlava sommessamente per non disturbare i compagni di questo assurdo e interminabile viaggio che passa da Como ma che qui non si concluderà. In tanti hanno cercato di varcare il confine italo-svizzero ma sono stati respinti. E ora attendono, numerosi, che qualcosa accada. Attendono di essere mandati in qualche centro d'accoglienza in Italia o, più semplicemente, attendono di cogliere un nuovo spiraglio di opportunità per fuggire in Svizzera e raggiungere la Germania sfuggendo alle autorità elvetiche. Già, la Germania. Sembra essere questa la meta più ambita dai somali ed eritrei arrivati a Como. Deve essere che lì sanno di trovare la possibilità di vivere una vita degna di questo nome. E lì anche la mamma del bimbo nella culla crede di poter dargli una vita senza stenti e paure. Per ora resta il pianto e la speranza che questo possa trasformarsi in un grido di gioia.
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