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Cronaca

Celle e sepolcri "gratis": buco di 6 milioni. Iantorno porta gli uffici alla Corte dei Conti

"Non ho mai saputo prima del febbraio 2015 della delibera del 1972. Ora gli uffici individueranno i cittadini che non hanno rinnovato la concessione per la tomba o la cella al fine di recuperare quanto dovuto e mai versato. Personalmente segnalerò...

"Non ho mai saputo prima del febbraio 2015 della delibera del 1972. Ora gli uffici individueranno i cittadini che non hanno rinnovato la concessione per la tomba o la cella al fine di recuperare quanto dovuto e mai versato. Personalmente segnalerò alla Corte dei Conti l'anomalia di tutti questi anni". Con due (forse 3) "bombe" politico-amministrative, l'assessore al Servizi Cimiteriali, Marcello Iantorno, ha affrontato oggi in una apposita commissione consiliare la clamorosa questione dei mancati incassi per il Comune quantificabili tra i 6 e i 9 milioni di euro a causa delle concessioni non rinnovate per celle e sepolcri a partire dal 1972. Tutto nasce da una delibera di quell'anno, quando la giunta comunale di allora decise di mettere fine alla sostanziale concessione "per sempre" di celle e sepolcri nei cimiteri cittadini (ma nella stragrande maggioranza i casi riguardano il Monumentale). Quel provvedimento stabilì che da allora le concessioni sarebbero durate 50 anni, mentre nei successivi 50 anni (tecnicamente chiamato periodo di intangibilità) se si fosse tumulata un'altra salma si sarebbe dovuto pagare il rinnovo integrale della concessione scaduta. Il problema emerso ora, però, è che dal 1972 almeno fino al 2012, in almeno 340 casi di tumulazioni in celle o sepolcri che possono ospitare fino a 18 salme, nessuno dei cittadini-concessionari pare aver versato alcunché. E non si tratta di spiccioli: il rinnovo di una concessione per tumulare in una cella o sepolcro un proprio caro ha un costo variabile tra i 20mila e i 28mila euro. Da qui, visti i 340 casi accertati per cui non sarebbe stato pagato dai cittadini né richiesto dal Comune il versamento un centesimo per nuove tumulazioni post 1972, il "buco" tra i 6 e i 9 milioni per le casse municipali.

ada-mantovani-9feb15Come detto, nella commissione comunale dedicata al tema, Iantorno - incalzato in particolare da Ada Mantovani (Adesso Como) e Laura Bordoli (Ncd) - ha dapprima ammesso che non era a conoscenza della delibera di 40 anni fa che ha cambiato le regole per le concessioni e i relativi pagamenti di celle e sepolcri. Ma poi ha individuato nei responsabili dell'ufficio cimiteri dell'ultimo quarantennio l'origine del problema,

"La responsabilità è degli uffici, l'anomalia è enorme. Dal 1972 a oggi, durante il cosiddetto periodo di intangibilità, sono avvenute tumulazioni senza rinnovo di concessione e senza pagamento di alcunché - ha affermato Iantorno - Quarant'anni fa è intervenuta una normativa eppure gli uffici hanno continuato a operare come prima (quando non era formalizzato alcun obbligo di rinnovo e pagamento delle concessioni dopo 50 anni, ndr). Siamo davanti a una irregolarità protratta per un quarantennio. Per questo ritengo mio dovere fare una segnalazione alla Corte dei Conti, anche per una questione di correttezza amministrativa. Non si può fare finta di niente su una vicenda che ha determinato mancati introiti di milioni e milioni di euro".

Insomma, l'assessore si schiera apertamente contro chi ha lavorato e diretto l'Ufficio Cimiteri dal 1972 a oggi. Ipotesi, questa, che ha sollevato perplessità soprattutto in Ada Mantovani, visto che ancora vanno approfonditi e stabiliti l'effettiva retroattività della norma e i termini di prescrizione della vicenda sotto il profilo giuridico.

laura-bordoliSiccome Iantorno ha demandato agli uffici l'atto formale di inviare o meno ora le lettere alle 340 persone/famiglie che pur avendo tumulato un proprio caro dopo il 1972 non hanno pagato e rinnovato la concessione per la cella o il sepolcro, Laura Bordoli ha invitato - nel caso - "ad agire con massima cautela e prevedendo eventualmente la rateizzazione perché la cifra richiesta potrebbe mettere in grave difficoltà. Non vorrei che a Como non si potesse nemmeno più morire".

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