Cartoline, niente Renzi. I centurioni nun ce ridanno il lungolago, ce tocca aspettà
E così, 34 giorni dopo, le cartoline de "la Provincia" hanno il loro bel sottosegretario. Da inguaribili "Pierini" - nella speranza che la zanzara virtuale che punge l'elefante di carta non venga vista come lesa maestà, che se dell'iniziativa s'è...
E così, 34 giorni dopo, le cartoline de "la Provincia" hanno il loro bel sottosegretario. Da inguaribili "Pierini" - nella speranza che la zanzara virtuale che punge l'elefante di carta non venga vista come lesa maestà, che se dell'iniziativa s'è occupato il Telegraph potrà ben farlo pure Quicomo - la struttura del viaggio della speranza l'avevamo anticipata l'altroieri ed effettivamente ha trovato plastica rappresentazione nell'edizione odierna del quotidiano. Dunque, tuffiamoci nel numero da collezione in edicola oggi e proviamo anche noi - senza mai prenderci troppo sul serio - a tracciare un primo bilancio dell'operazione.
Può venire utile all'uopo partire dall'editoriale che accompagna il conclusivo capitolo "cacio e pepe" della storia, a firma di Francesco Angelini. Se si riesce a passare incolumi il primo capoverso in cui si citano come i 3 fatti più importanti registrati a Roma in questi giorni l'elezione del primo sindaco donna, il trionfo a Cinque Stelle e, appunto, le cartoline consegnate all'uomo d'apparato di nome Claudio De Vincenti, ecco, se si sopravvive a quest'unico lampo di psichedelia, il resto è forse quanto di più equilibrato letto finora sulle pagine della Provincia sull'iniziativa. Vi si dà atto dell'incontestabile successo popolare delle cartoline, non si attribuisce ad esse il merito postumo di aver generato Mani Pulite o la capacità di eliminare la fame nel mondo come invece suggerito da qualche funambolico titolo apparso sotto la gloriosa testata nei giorni scorsi, si rivendica alla gragnuola di postcards il merito di "aver mosso qualcosa" e soprattutto si dichiara fin d'ora la volontà di dare la caccia alla traduzione in realtà delle promesse romane. Un buon sunto, obiettivamente, che strappa a certe narrazioni mitologiche il tutto, rende un po' meno epocale gli esiti della vicenda ma ne ribadisce legittimamente il gradimento tra i cittadini.
Il contraltare, però, viene nelle pagine precedenti e sta tutto nella sconfortante intervista all'oscuro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio a cui in sostanza viene affidato il destino del lungolago comasco. "Basta con questo stallo, è inaccettabile", è una delle frasi di punta pronunciate nel colloquio con il direttore del giornale, Diego Minonzio, avvenuto presumibilmente tra le pesanti tende color senape di Palazzo Chigi, quadri rinascimentali e vellutate passatoie. Fanno poi seguito altri passaggi in cui - si presume con aria solenne e marziale - l'esponente del governo ammette la difficoltà del problema paratie ma (paura!) promette che parlerà con altri boiardi dark per ridarci entro un tempo indefinito il lungolago.
Insomma, dal tempio della politica nazionale - otto anni dopo la prima picconata sulla passeggiata e sugli zebedei dei comaschi stessi - arriva l'ammissione che il cantiere paratie è un pasticciaccio brutto. Beh, pochino. Un esito a prima vista non all'altezza dell'enorme spiegamento di forze messo in campo da via Pasquale Paoli ma soprattutto del sottotitolo che ha accompagnato tutto il corso dell'iniziativa: "Cartoline per Renzi". 'Ndo sta er premier?


Alla fine, però, ce tocca aspettà.
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