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L'uomo sul traliccio: "Non volevo suicidarmi, la mia era una protesta contro il lockdown"

Musachi Merino voleva solo essere ascoltato: è sceso dal traliccio dopo 4 ore

Ci contatta lui, Musachi Merino il 38enne di origine cubana che l'altro ieri, 9 aprile 2021, si è arrampicato sul traliccio in via del Dos (zona Lazzago-Breccia), tenendo col fiato sospeso le persone accorse e le forze dell'ordine che temevano in un gesto estremo, per raccontarci la sua verità. Non ha mai pensato di suicidarsi e non ha mai litigato con sua moglie.

Voleva solo essere ascoltato e fare un gesto sicuramente forte che obbligasse in qualche modo chi di dovere a dargli retta. Ci tiene a precisare una cosa molto importante, che è stata erroneamente riportata su alcuni giornali: nessun litigio in famiglia. Lui su quel traliccio ci è salito perché è stanco di come viene gestita, questo ci ha detto al telefono oggi, 11 aprile 2021, la situazione Covid in Italia. I vari lockdown, i cambi colori delle zone stanno facendo perdere il lavoro a tantissime persone e lui stesso adesso è disoccupato. 

«Non sono pazzo, ci dice, e non mi è piaciuto come qualcuno ha voluto raccontare la mia vicenda. Non ho mai litigato con mia moglie e non ho mai pensato di suicidarmi o di buttarmi. Volevo solo essere ascoltato. La mia protesta era contro due cose. La prima riguarda come è stata gestita la situazione pandemica in Italia: perché lockdown, zone a colori non sono servite a niente e adesso anche con i vaccini le cose non sono sempre svolte nel migliore dei modi e la gente sta morendo di fame, tantissimi sono disperati e disoccupati».

Il secondo motivo della sua protesta riguarda invece Cuba, il paese natio di Musachi Merino: «Sulla maglietta che indossavo quando sono salito sul traliccio c'era una scritta: Patria e Vita, che è il titolo di una canzona cubana contro la dittatura e il sistema corrotto di Cuba. Li non vengono detti i numeri del Covid e la gente è alla disperazione totale. Prima facevano finta di niente, adesso hanno chiuso anche il turismo e non sanno come sopravvivere».

Musachi Merino era iscritto all'Università a Cuba ma poi ha dovuto smettere per studiare come cuoco, un lavoro che gli poteva permettere di guadagnare dei soldi. Un lavoro che adesso anche qui in Italia è difficile da svolgere: la ristorazione è uno dei settori più colpiti dalla pandemia. 

Voleva essere ascoltato. Forse è un modo sbagliato, ma sicuramente fa capire il livello di esasperazione a cui molte persone sono arrivate. C'è bisogno di essere ascoltati. 

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