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Magic Lake / Tremezzo

Il lago di Como e la magia dell'Isola Comacina

La Tremezzina e il suo paesaggio unico al mondo

Quando si parla di turismo sul lago di Como, la Tremezzina rimane uno dei suo angoli più belli e desiderati. E non c'è dubbio che tra i suoi tanti gioielli, basterebbe pensare a Villa del Balbianello e a Villa Carlotta, l'Isola Comacina rimanga uno dei più preziosi. Un piccolo paradiso per chiunque ami solcare il Lario in barca. Un incanto che non smette di attirare attenzione su di sé, proprio lì dove l'acqua del lago si fa ancora più dolce e cheta. Un fascino intatto nonostante quel un senso di abbandono che l'ha pervasa per molti anni, dalla locanda chiusa alle  bellissime case degli artisti svuotate dallo spirito con cui sono nate. Ma il sindaco Guerra se ne sta prendendo cura e presto si spera possa tornare a offrire tutte le sue potenzialità all'interno di un paesaggio unico al mondo. D'altronde a mostrare tutto il suo splendore basterebbero queste due foto di Valerio Carletto scattate col drone. 

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La storia dell'Isola Comacina

Abitata sin dai tempi più antichi, per la sua posizione strategica, quest’unica isola del lago di Como ha avuto una sua particolare storia. Il ritrovamento sotto l’attuale chiesa di S. Giovanni dei resti di un edificio con colonne indica l’esistenza di una costruzione di epoca romana di notevoli proporzioni, forse una villa o un tempio pagano. Verso la metà del V secolo il cristianesimo fu diffuso sul territorio e il Vescovo di Como S. Abbondio fondò sull’isola un oratorio dedicandolo a S. Eufemia. La storia dell’isola si distinse al tempo delle invasioni barbariche alla metà del vi secolo. Fu proprio sull’isola fortificata che il Magister militum Francione, l’ultimo comandante militare bizantino, governò per anni, e resistette per sei mesi agli assedi dei Longobardi di Autari prima di capitolare nel 585.

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Fonte di queste notizie è uno storico longobardo, il frate Paolo Diacono. Che fosse un luogo forte e sicuro è dimostrato dal fatto che le fortificazioni dell’isola servirono da rifugio a vari capi longobardi ribelli o in fuga. Una parentesi di pace dal 607 al 616 fu portata da Agrippino, primo vescovo di Como nominato da Aquileia, che sull’isola morì e fu sepolto. Alla fine del X secolo l’isola fu occupata dal Vescovo di Como Gualdo e un suo successore Litigerio fondò la Collegiata di S. Eufemia nel 1031.

In Epoca Comunale l’Isola, sempre più potente, si schierò a fianco di Milano contro Como e ne seguì le vicende fino alla sconfitta di Milano dovuta all’Imperatore Federico i, detto il Barbarossa. I Comaschi, desiderosi di vendetta, ottennero dall’imperatore la distruzione dell’isola nel 1169. All’interno delle mura fortificate dell’isola sorgeva un abitato con scale intagliate nella roccia, edifici in muratura e impianti fognari e le fonti storiche ci hanno lasciato il nome di alcuni edifici religiosi esistenti prima della distruzione: S. Eufemia, S .Giovanni, S. Maria con il Portico, S. Pietro, e il convento dei SS. Faustino e Giovita.

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Dalla sua distruzione l’isola non fu più abitata. Ancora oggi ogni anno si ricorda questo tragico avvenimento il sabato e la domenica della settimana in cui cade il 24 giugno, festa di San Giovanni. Il lago viene illuminato a giorno con migliaia di lumaghitt, lumini galleggianti abbandonati sulle acque, come a ricordare le anime derelitte che navigarono da una sponda all'altra, scappando dalle proprie case in fiamme. Uno spettacolo pirotecnico ricostruisce l'incendio e la distruzione dell'isola.

Dapprima di proprietà vescovile, l'isola successivamente passò di mano attraverso diversi proprietari. Nel 1919 venne persino lasciata in eredità al re Alberto I del Belgio e per un anno divenne un'enclave sotto sovranità belga, nel 1920 venne restituita allo Stato italiano attraverso un Ente morale con a capo il Console del Belgio e il presidente dell'Accademia di Brera con lo scopo di costruire un villaggio per artisti e un albergo. L'albergo non venne mai realizzato, vennero però costruite, oltre alla locanda nel 1964, tre villette nel 1939 su progetto dell'architetto Pietro Lingeri ben inserite nel contesto dell'isola e tuttora oggetto di ammirazione.

La Basilica romanica di S. Eufemia fu invece riportata alla luce nel 1914 dalla campagna di scavi condotta dall’archeologo Ugo Monnaret De Villard. Bisogna però arrivare al 1958 perché una organica campagna di scavi, guidata dall’Architetto L. M. Belloni, riportasse alla luce le aree di vari edifici religiosi compreso un battistero biapsidale con mosaici. L’attuale chiesa dedicata a S. Giovanni fu costruita nel xvi secolo sulle rovine di precedenti edifici, come si deduce da un documento datato 1683, dal quale trae pure origine la Sagra di S. Giovanni Battista (fine giugno), ricorrenza particolarmente sentita dalla popolazione.

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