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Lago di Como, l'incantevole borgo di Ossuccio

Tutte le meraviglie di uno dei luoghi più suggestivi del Lario

Certamente Ossuccio è uno dei borghi più affascinanti e ricchi di testimonianze storiche, artistiche e archeologiche del Lario, un angolo del nostro territorio che regala sempre nuove emozioni. Ossuccio si affaccia sulla cosiddetta Zoca de l'Oli, un golfo del Lago di Como così denominato per via della notevole tranquillità delle sue acque, appunto "lisce come l'olio" e alla quale Davide Va De Sfroos ha dedicato una delle sue tante belle canzoni lariane. È questa una zona che gode di clima talmente mite da favorire la fioritura di essenze mediterranee come gli ulivi. Da questo magnifico borgo della Tremezzina, tra le meraviglia della sua campagna si gode di una vista unica sull'isola Comacina, ad esempio dalla strada che raggiunge il Santuario della Madonna del Soccorso o la Torre del Soccorso del Fai. Altri punti magici sono quelli  di Santa Maria Maddalena con il suon storico campanile e della Chiesa di San Giacomo  ai piedi del lago di Como. 

La storia di Ossuccio

Ossuccio è una località antichissima la cui storia si fonde con quella dell'Isola Comacina. Abitata sicuramente sin dall'Età del Bronzo, e luogo di transito per i valichi alpini (Septimer in val Bregaglia e Spluga) fin da epoche anche più remote, presenta una necropoli dell'Età del Ferro con tombe risalenti al III secolo a.C., di epoca cioè insubrica, rinvenute nel 1907. Fonti romane attestano che a quell'epoca Ossuccio apparteneva al potente clan celtico degli Auxucii (pron.: ossuci), federato agli Insubri, menzionato in una lapide romana del II secolo a.C. conservata nella chiesa dei SS. Agata e Sisinio. L'etimologia di Ossuccio deriva proprio da questa antica tribù. Successivamente alla conquista romana (196 a.C.), divenne un pagus iscritto come Ausucium, secondo la traslitterazione latina, e gli abitanti Ausuciates. Conferma di ciò si ritrova in un'iscrizione del II-III secolo rinvenuta nella chiesa dei Santi Sisinnio e Agata.

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L'isola Comacina, sede di un importante pieve durante i primi secoli del cristianesimo, fu fortificata dai Bizantini, successivamente sconfitti dai Longobardi di Autari (588) che ebbero il privilegio di assegnare il nome al paese. Nei secoli seguenti, il fatto di essere divenuta il rifugio più sicuro di re e duchi con le loro corti e tesori, le valse l'appellativo di Crisopoli, città dell'oro. Durante la guerra decennale parteggiò per Milano ma concorse con la propria flotta alla sconfitta della città, che nel 1169 si prese la rivincita, occupando violentemente l'isola e costringendo gli abitanti a disperdersi sulle coste prospicienti: la chiesa plebana fu ricostruita in località Balbiano (da allora ribattezzata "Isola"), mentre gli abitanti si trasferirono a Varenna, che divenne così noto come Insula Nova.

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Il nome di Ossuccio è spesso menzionato nelle guerre pressoché costanti tra Guelfi e Ghibellini, tra Como e Milano, tra i Comuni e l'Impero che dilaniarono quasi tutta l'Italia settentrionale tra i secoli XII e XV. Oltre all'occupazione dell'Isola Comacina da parte dei Milanesi sopra detta, nel 1348 tutto il territorio del lago fu flagellato dalla Peste nera (descritta da Boccaccio e Petrarca) e lo storico Cesare Cantù riporta che a Ossuccio, su 50 famiglie (allora si chiamavano fuochi) ne sopravvissero solo 5. Nel 1416, Lotario Rusca, signore di Como, attaccò il borgo di Ossuccio che parteggiava per Milano e lo incendiò.

Torre di Ossuccio, Tremezzina (CO) (C) FAI - Fondo Ambiente Italiano_2020[133573]-2

Seguì la dominazione del Ducato di Milano sotto i Visconti prima e gli Sforza poi; quindi, nel 1559, tutta la Lombardia occidentale cadde sotto il dominio spagnolo, rimanendovi sino al 1714, quando passò all'Impero austriaco. Da allora Ossuccio seguì le vicende storiche del resto della regione. Dal 21 gennaio 2014 è parte del nuovo comune di Tremezzina, di cui è l’unica frazione a non avere precedenti legami storici con le altre tre.

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