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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Ossuccio, un'antica meraviglia ai piedi del lago di Como

La chiesa di San Giacomo, un antico gioiello della Tremezzina da scoprire anche in inverno

Adagiata ai piedi del lago di Como, riparata dalla Regina che attraversa Ossuccio, la chiesa di San Giacomo è un autentico gioiello del patrimonio architettonico religioso che si erge di fronte all'isola Comacina. Un'altra meraviglia che rende il Lario unico anche da questo punto di vista. Una piccola costruzione rigorosa che si sviluppa con pianta longitudinale ad aula, abside semicircolare e campanile a vela. Edificata in muratura, tra la fine del secolo XI e il secolo XIV, mostra elementi sbozzati di pietra di Moltrasio disposti a filari regolari non omogenei, a vista all'esterno e intonacata all'interno; l'aula è coperta con tetto a due falde a capriate lignee realizzate con tronchi scortecciati; l'abside è coperta da volta in muratura con manto in piode. 

Descrizione

La chiesa dei Santi Giacomo e Filippo sorge ai margini di Spurano lungo l'antica via Regina, a strapiombo sul lago di fronte all'Isola Comacina, antica pieve di appartenenza. Al portale centrale a doppia ghiera, sormontato da una feritoia a croce, si corrispondono ai lati oculi strombati, mentre sullo spiovente sinistro si erge il successivo campanile a vela. Lungo il fianco nord, parallelo alla strada, si apre un altro portale, fino ai restauri degli anni Cinquanta del Novecento adibito a ingresso principale; quello che immetteva nel presbiterio risulta invece tamponato ab antiquo.Nella muratura a lago, sostruita da due volte a botte, si aprono una porta che conduce ad un vano di funzione imprecisabile e quattro monofore a tutto sesto, in parte di restauro. L'interno mostra l'orditura lignea del tetto, ma il presbiterio è introdotto da due lesene semicilindriche sui cui capitelli poggia una trave lignea. M. Magni (1960) li riteneva i sostegni di una volta a crociera mai realizzata, ma l'assenza di imposte agli angoli opposti rende più plausibile un previsto arcone o un'iconostasi.

san giacomo sala comacina2-2

Ricordato nel 1593 dal vescovo Ninguarda, riemerso dallo scialbo del 1938 e reso più leggibile dal restauro 2002-2003, il ciclo si struttura in due registri fra cornici e meandri assonometrici. Il raro pattern del meandro di colmo, a dentelli contrapposti alternati a tabelle figurate, ricorre in altri due contesti lariani: S. Pietro al Monte a Civate e S. Giorgio in Borgovico a Como. Il registro superiore dispiega le storie della Passione, dall'Ultima Cena a Cristo deriso, mentre quello inferiore appaia il Peccato originale e una scena di banchetto con una coppia regnante assisa e altre tre figure. Improbabile è il già proposto Banchetto di Abramo e Sara offerto alla Trinità; possibili alternative sono l'Incontro fra Salomone e la Regina di Saba ed il Banchetto offerto da Ester ad Assuero. ù

Sulla parete opposta, fra scarsi resti narrativi, spicca il monumentale san Cristoforo, restaurato nel 1999 e incorniciato da un meandro sommitale e da bande bicrome con filo di perle. Priva di aureola e di Cristo bambino sulle spalle, incoronata dalla mano di Dio e abbigliata con ricche vesti, la figura ha suggerito confronti con i dipinti di S. Vincenzo a Galliano e coeva datazione all'inizio del secolo xi. Tale proposta non tiene però conto della più tarda struttura architettonica e delle persistenze di linguaggio, anche iconografiche, della pittura medievale: l'arcaico san Cristoforo senza Cristo sulle spalle fu ad esempio riproposto fra 1218 e 1230 sulla facciata nord di S. Giovanni a Tubre in Alto Adige (Stampfer, Steppan 2008).
Pur in assenza di attestazioni documentarie, pare plausibile che la chiesa sia sorta nel tardo xi secolo quasi come "pied-à-terre" della collegiata di S. Eufemia all'Isola Comacina, cui va riferita la commissione del ciclo dipinto. Altrettanto probabile è che il ritorno dei canonici dopo il 1169, con stanziamento nei territori di terraferma della pieve, abbia accresciuto la sua importanza e condotto all'ampliamento dell'aula.

Notizie storiche

Ossuccio (che, secondo una testimonianza epigrafica, deriva il proprio nome dalla popolazione degli Ausuciates) conserva rilevanti testimonianze di epoca romanica, in particolare le chiese dei Ss. Agata e Sisinio (molto rimaneggiata), Giacomo e Filippo nella frazione di Spurano e Maria Maddalena di Ospedaletto.
La prima attestazione scritta, già fissata al 1169 (devastazione dell'Isola Comacina), è da anticipare al 1120 (Sana 2007-2008), mentre la più antica muratura dell'abside e del fianco nord suggerisce la seconda metà del secolo xi. Nella più regolare tessitura lapidea della campata occidentale è riscontrabile un ampliamento di XII secolo, con prospetto articolato da due lesene in tre specchiature.

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L'emiciclo absidale conserva solo parte della primitiva articolazione a lesene semicircolari e archi a doppia ghiera, poiché il lato sud fu malamente risarcito a seguito di un cedimento e quello nord mostra i segni della già addossata sacrestia, realizzata fra 1578 e 1600 e demolita nel 1929 (Sana 2007-2008).
Ricco è il corredo pittorico, stratificato fino al XVI secolo. Lungo la parete nord si conservano i resti più consistenti dell'esteso ciclo narrativo romanico, realizzato prima dell'ampliamento occidentale e perciò collocabile a cavallo dei secoli XI e XII.

Pur in assenza di attestazioni documentarie, pare plausibile che la chiesa sia sorta nel tardo XI secolo quasi come "pied-à-terre" della collegiata di S. Eufemia all'Isola Comacina, cui va riferita la commissione del ciclo dipinto. Altrettanto probabile è che il ritorno dei canonici dopo il 1169, con stanziamento nei territori di terraferma della pieve, abbia accresciuto la sua importanza e condotto all'ampliamento dell'aula.

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