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Wondy: supereroi per guarire dal cancro

Capita che mentre corri tra redazione e supermercato, asilo, un aperitivo, una pennica sul divano e una sessione di nascondino con i tuoi figli qualcosa nel tuo corpo dica: “guarda che non va”. Capita che una carezza di tuo marito segnali qualcosa...

Capita che mentre corri tra redazione e supermercato, asilo, un aperitivo, una pennica sul divano e una sessione di nascondino con i tuoi figli qualcosa nel tuo corpo dica: “guarda che non va”. Capita che una carezza di tuo marito segnali qualcosa che prima non c'era. Capita che il mondo si stravolga perché la parola malattia (non un raffreddore, nemmeno una polmonite) fino a ieri parte di un linguaggio esterno (che certo non hai mai sottovalutato me nemmeno provato come si prova la ferita di una mastectomia) diventi un fatto medico, biologico. In definitiva, intimo. Capita l'imprevisto, diciamo così.

Allora accade che una donna scopra di avere un tumore al seno. E il paradigma di una vita normale, normale alla milanese (cioè a velocità supersonica e a gesti superdinamici), deve ribaltarsi. Test, analisi, palpazioni, attesa, sempre attesa tra un passaggio e l'altro nel bianco candeggiato delle piastrelle di un ambulatorio. La parola è cancro e va pronunciata bene, perché è quello di cui stiamo parlando.

Francesca Del Rosso è una giornalista, una brava giornalista. E' una sposa, una mamma, e anche in questo è brava. Poi è diventata una malata, anzi una super malata. Francesca ci ha provato per una vita a trasformarsi nel suo sogno di bimba, quella splendida amazzone di Lynda Carter, nei panni di Wonder Woman. Ce l'ha fatta quando si è ammalata. Perché Francesca ha un'arma segreta, un'ironia geniale, curvilinea, acuta: tanto da confondere per quanto sa essere imprevedibile (leggere il libro per capirlo). Francesca è un supereroe che ha trovato la sua kryptonite e l'ha sconfitta. La Kryptonite che fa perdere i capelli, fa vomitare, fa sentire l'ombra di quello che si era prima. Tanto che alla fine le forze sono minime, anche quelle dell'anima. Ma Wondy nella sua supernormalità ha vinto. E ora lo racconta. Deve raccontarlo. Perché la supernormalità non è un dono del cielo, o di qualche dio. E' l'esatto contrario. E' un dono che arriva da dentro. Un dono per tutti.

La sua storia è diventata prima un blog (chemioavventurediwondy. vanityfair.it/), poi un libro, “Wondy, ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro”, (Rizzoli, 17 euro 314 pagine).

E' un racconto non allungato nella sciacquatura del buonismo, Francesca non indora la pillola. Piuttosto, offre una narrazione che finalmente permette di parlare con lievità (non leggerezza, sia chiaro) di un tema che mediaticamente non paga. Così se i network spesso fanno divulgazione “scientifica” solo intorno alla salute buona (mal di schiena e mal di unghie) Francesca viene a ricordare che parlare di salute cattiva (cancro, si dice cancro al seno) è un bene. E' prevenzione. E' consapevolezza. Per le donne, per le giovani donne.

E dunque, a noi Clark Kent di quartiere che Superman che lo sogniamo giusto la notte, non resta che guardare, ascoltare e imparare. Imparare il “come si fa” ancora una volta da una donna: ché poi è la storia di sempre. Lo potremo fare domani, alle 18 in Feltrinelli a Como (via Cesare Cantù 17) direttamente con Wondy.

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