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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Un silenzio lungo un anno: quel maxi-debito passato dal Centro Volta alla Fondazione Volta

Un caso piuttosto clamoroso agita (da mesi, in verità, sebbene in gran silenzio) le acque della Fondazione Volta, ente con sede al Grumello, presieduto da Mauro Frangi e diretto da Salvatore Amura, nato ufficialmente il primo gennaio 2015 dalla...

Un caso piuttosto clamoroso agita (da mesi, in verità, sebbene in gran silenzio) le acque della Fondazione Volta, ente con sede al Grumello, presieduto da Mauro Frangi e diretto da Salvatore Amura, nato ufficialmente il primo gennaio 2015 dalla fusione tra Univercomo e lo storico Centro Volta. Storico e, pare di capire, indebitato quest'ultimo, visto che in queste ore dal suo recente passato è emerso un notevolissimo debito di bilancio, quantificabile tra i 500 e i 600mila euro. Una cifra enorme che però, morto il Centro Volta come entità autonoma, ora rischia di rivelarsi un'eredità di piombo per la Fondazione Volta, che ha ereditato il "buco", e ovviamente per i suoi capitali e i suoi soci (in parte non trascurabile pubbici).

Ma da dove nasce il passivo trasmigrato dal Centro Volta alla Fondazione? Le informazioni disponibili sono ancora poche, ma sembra che - ben prima della fusione - a generare il rosso nelle casse del vecchio Centro Volta sia stato l'ottenimento di un corposo finanziamento europeo di cui, però, sarebbe stata successivamente chiesta la restituzione in seguito a una approfondita analisi dei requisiti (non congrui) per la partecipazione stessa al bando. E se è vero che a oggi quel debito da centinaia di migliaia di euro non si può considerare effettivo al 100% in virtù del contenzioso avviato in merito, è altrettanto certo che l'esistenza del caso aperto era nota da mesi. Quasi certamente anche già nel momento in cui il Comune di Como approvò dapprima in giunta (ottobre 2014) e poi in consiglio comunale (novembre 2014, 20 favorevoli e 6 astenuti) la fusione tra Univercomo e, appunto, Centro Volta. Eppure, sia al momento del dibattito a Palazzo Cernezzi, sia negli 11 mesi successivi, non una sola parola pubblica è stata pronunciata su questo spettro da centinaia di migliaia di euro. Questione non di lana caprina, se non altro perché una buona fetta dei capitali a disposizione della Fondazione Volta - stimati in oltre 2,5 milioni - proviene da fondi pubblici e "istituzionali".

Giova ricordare, a questo proposito, che tra i gli enti promotori della Fondazione Volta figurano Camera di Commercio, Comune di Como, Comune di Campione d’Italia, Unindustria Como, Ance Como, Confartigianato Como, Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù, Banca di Credito cooperativo Alta Brianza, Cgil, Cisl. Una galassia istituzionale e associativa davvero notevole (in buona parte rappresentata nei componenti del cda a 11 che del debito ha discusso più volte). Un quadro in cui non mancherebbero i malumori per la situazione, segnalati specialmente tra gli industriali.

In ultimo, va precisato che, richiesto di un commento soltanto in tarda serata, il presidente della Fondazione, Mauro Frangi, ha dato disponibilità a intervenire nelle prossime ore per fare il punto della situazione.

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