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Cronaca

Libeskind e il processo degli architetti a Bollini. Pandakovic: "Attaccò me, ma ha deciso l'Ordine"

Compiute le doverose verifiche, ora possiamo dare qualche dettaglio in più sulla vicenda che sta facendo molto rumore in città e particolarmente all'interno dell'Ordine degli architetti di Como. La notizia è quella da noi pubblicata questa mattina...

Compiute le doverose verifiche, ora possiamo dare qualche dettaglio in più sulla vicenda che sta facendo molto rumore in città e particolarmente all'interno dell'Ordine degli architetti di Como. La notizia è quella da noi pubblicata questa mattina: l'architetto Michele Bollini, il più accanito sostenitore della collocazione dell'opera "Life Electric" di Daniel Libeskind sulla diga foranea, è stato formalmente convocato dalla Commissione di Disciplina dell'Ordine professionale per il prossimo 19 maggio e invitato a presentarsi anche con un legale di fiducia. Precise le accuse nei suoi confronti: mancato rispetto del Codice deontologico e la diffusione tramite Facebook di presunte frasi denigratore e offensive nell'ambito del dibattito sull'opera. Ma nei confronti di chi sarebbero state pubblicate le frasi che hanno innescato la "giustizia interna" dell'Ordine? Verso l'architetto comasco, ex sindaco di Brunate e professionista conosciutissimo Darko Pandakovic. Il quale, senza entrare nei dettagli, spiega come è nata la vicenda sfociata ora nel "processo a Bollini".

"Qualche mese fa, scrissi una riflessione per l'Associazione "Chiave di Volta" di cui sono presidente, intitolata "Libeskind: come si guarda e cosa dice" (lettera aperta piuttosto critica su opera e collocazione, ndr). Ne seguirono alcuni commenti e ricordo che quelli dell'architetto Bollini furono molto duri e io credo sicuramente eccessivi e offensivi per i toni e nel linguaggio. Eppure, personalmente non badai più di tanto a quelle cose. Fu però l'Ordine a ritenere non tollerabile quell'atteggiamento e quei toni, per di più con interventi pubblici. E allora mi venne chiesto da un rappresentante della Commissione di Disciplina se ritenessi di fare qualcosa direttamente. Risposi di no, ma precisai che se l'Ordine avesse voluto aprire un procedimento non avrei avuto nulla in contrario. E così è stato: l'Ordine degli architetti ha aperto la pratica del tutto autonomamente e a quel punto non ho avuto nulla da obiettare. Tutto qui".

Ora, dunque, in questo infuocato "derby" tra architetti, la palla passa ai "giudici" dell'Ordine.

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