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Cronaca

La guerra di Amanzio, imprenditore comasco: "Basta, ritiriamo i soldi dalle banche"

"Il progetto è semplice: andiamo in banca, ogni giorno, a gruppetti di 5-6-10 persone, e portiamo via i nostri soldi dal conto corrente. Così vediamo se la capiscono...". Letta così - con toni da duro vero - la frase di Amanzio Verga, imprenditore...

amanzio-verga-4"Il progetto è semplice: andiamo in banca, ogni giorno, a gruppetti di 5-6-10 persone, e portiamo via i nostri soldi dal conto corrente. Così vediamo se la capiscono...". Letta così - con toni da duro vero - la frase di Amanzio Verga, imprenditore a capo della celebre Veroca di via Palestro, potrebbe anche incutere un po' di timore. E non è che non faccia sul serio, Amanzio, incorniciato dai baffoni novecenteschi. Però la sua guerra totale alle banche, in realtà, stempera sempre i concetti "bellici" in sorrisi molto più rassicuranti.

Verga - che l'anno prossimo festeggerà i 40 dell'azienda che è punto di riferimento per artigiani e decoratori - è passato in pieno tra le difficoltà con gli istituti di credito. "Pensi - dice gesticolando con foga - che dopo lunghi contenziosi per anatocismo ho appena ottenuto rimborsi per 20 e 26mila euro da due banche. Mi sono tornati soldi che sarebbero dovuti essere miei da sempre, per dire. E ne aspetto molti altri".

Verga ha vissuto in prima linea gli anni duri della crisi, che non hanno risparmiato nemmeno via Palestro.

amanzio-verga-1"Nel 2007 sentimmo le prime avvisaglie, ma i colpi duri sono arrivati dal 2009 - spiega - Le difficoltà economiche generali si facevano sentire; i clienti, e soprattutto le partite Iva, sono entrate in crisi fortissima, i clienti facevano fatica a pagarmi, il costo del denaro aumentava. Abbiamo chiuso un magazzino e ridotto il personale. E nello stesso momento, ovviamente, se il reddito per pagare i debiti cala si fa più fatica a pagare i debiti. Il nostro problema non era tanto il fatturato, sui 2 milioni e con un credito di circa 350-400mila euro, quanto piuttosto il mantenere aperte quelle stesse linee di credito". Un bel giorno, dall'oggi al domani ("letteralmente", precisa Verga) per un versamento ritardato di poche ore relativo a una cambiale di circa 20mila euro, la banca gli comunica seduta stante "la chiusura di un fido di 70mila euro. Basta - sottolinea accendendosi, Amanzio - chiuso il rubinetto".

E' stato un momento durissimo. "Ma come con me, lo stesso atteggiamento è stato tenuto con migliaia di altri imprenditori e partite Iva - sbotta Verga - Insomma, prima della crisi ti tiravano dietro soldi a palate, senza controlli e senza limiti. Poi, nel momento in cui gli imprenditori andavano aiutati e sostenuti, basta, stop, più nulla. Hanno fatto morire centinaia di realtà chiudendo i rubinetti. E per colpe loro, non nostre. E pensare che originariamente le banche nascono proprio con la denominazione di Istituti di credito. La realtà è che oggi i soldi a un'impresa vengono concessi al 6-6,5% se è tutto perfetto. Si passa già al 9% se soltanto il rating non è al massimo, e persino ai pensionati si prestano soldi con tassi oltre il 9%. E questo sarebbe il sostegno al Paese e alle sue imprese?". amanzio-verga-2Insomma, il concetto di partenza è chiaro. E quindi, ecco la proposta di Amanzio "Io dico - esorta - ritiramo tutti i nostri soldi dai conti correnti. Ogni giorno, andiamo a portarci a casa il 90-95% dei depositi e teniamoli a casa. Così dopo saremo noi a decidere e a contrattare costi e interessi. Facciamo tornare il potere finanziario dalla nostra parte, dalla parte di chi lavora e produce. D'altronde, l'esistenza stessa di banche e banchieri si deve a noi, alla nostra impresa, al nostro lavoro. Cominciamo da domani, io ci credo".

Se altri credessero nella "battaglia impossibile" l'indirizzo per contattare Amanzio Verga è esposizione@veroca.it.

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