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Cronaca

Fondazione Volta, l'eredità "in rosso" del Centro Volta vale 660mila euro. Parla Frangi

Si era parlato, quando le notizie erano ancora "grezze", di una cifra tra il mezzo milione e i 600mila euro. Erano numeri venati da "ottimismo". Il potenziale salasso per le casse della Fondazione Volta, nata ufficialmente il primo gennaio 2015...

Si era parlato, quando le notizie erano ancora "grezze", di una cifra tra il mezzo milione e i 600mila euro. Erano numeri venati da "ottimismo". Il potenziale salasso per le casse della Fondazione Volta, nata ufficialmente il primo gennaio 2015 dalla fusione tra Univercomo e Centro Volta, potrebbe arrivare nel caso peggiore a 660mila euro. A tanto, infatti, ammonta la richiesta massima di restituzione di fondi da parte dell'Unione Europea per due progetti realizzati con contributi comunitari. Progetti che, per la precisione, vanno iscritti totalmente all'operato del Centro Volta prima della fusione nell'attuale Fondazione, con quest'ultima, però, che almeno in potenza è il soggetto che, in caso di esito negativo dell'interlocuzione in atto con l’Unione Europea, dovrebbe aprire materialmente il portafoglio per la restituzione dei soldi. I ragguagli sulla vicenda arrivano direttamente dal presidente della Fondazione Volta, Mauro Frangi, che, come promesso dopo le prime indiscrezioni, fornisce delucidazioni e dettagli sulla questione.

frangi"Tutto ha origine con due progetti sviluppati e realizzati tra il 2007 e il 2010 dal Centro Volta, dunque molto prima della nascita della Fondazione - spiega Frangi - Si trattava in entrambi i casi di progetti di ricerca nel campo delle tecnologie informatiche. Una volta ultimati, l'Unione Europea ha effettuato le previste verifiche di tipo scientifico e amministrativo. E, persino a dispetto di un giudizio ottimo sull'attuazione del primo progetto e positivo sul secondo, tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011 sono arrivate le contestazioni sulle modalità di rendicontazione delle spese di entrambi i lavori. Nel primo caso, dove il Centro Volta era capofila di un team composto da soggetti anche di altri Paesi, per una somma di 485mila euro; nel secondo, dove il Centro era partner ma non capofila, per un massimo di 180mila euro". Ecco, dunque, il potenziale esborso totale di 660mila.

"Nell'agosto del 2011 - aggiunge il presidente della Fondazione Volta - gli amministratori dell'epoca del Centro Volta presentarono una memoria all'Ue in risposta alle contestazioni ricevute, iscrivendo a bilancio la passività potenziale. Ma da quel momento e fino a dicembre 2014, da Bruxelles non è arrivata alcuna comunicazione ulteriore, nessun segnale né in un senso né nell'altro". Tre anni di silenzio, fino all'inizio del 2015. Cioè quando (a Centro Volta già "sparito" come ente autonomo, incorporato nella Fondazione) l'Europa ha avviato le procedure formali per il recupero delle somme".

"A quel punto - rimarca Frangi - come Fondazione abbiamo incaricato un importante studio legale specializzato nel diritto comunitario. Ora non possiamo fare altro che attendere l'esito dell’interlocuzione formalmente avviata con la Commissione".

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