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Olgiate, accolgono i profughi in casa ma dopo pochi giorni cambiano idea: "Non basta la generosità"

Ci spiega l'importanza della consapevolezza nell'accogliere i profughi Andrea Catelli, direttore del Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina è partita istintivamente un'ondata di solidarietà da parte di tutti gli italiani e dei Comaschi nel voler ospitare le famiglie di profughi che, dall'oggi al domani, si sono trovate senza casa, catapultate da una vita normale all'orrore di un conflitto armato da cui, chi è riuscito, è scappato. La buona volontà e la voglia di fare del bene non sono mancate neanche nell'Olgiatese. 146 i profughi arrivati e altri 10 sono attesi nei prossimi giorni. La maggior parte di loro ha trovato appoggio presso famiglie di amici. Ospitare chi è fuggito da una guerra però non è facile, non basta dare uno spazio, bisogna occuparsi di queste persone in una serie di faccende anche burocratiche e spesso lo slancio di generosità non è sufficiente. Per capire a fondo cosa significa ospitare un rifugiato di guerra abbiamo sentito telefonicamente Andrea Catelli, direttore del Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese.

"Premetto - spiega Catelli - che gli Olgiatesi si sono dimostrati solidali e generosi e che questa non vuole essere una critica, ma una considerazione per dare, a chi ospita o ospiterà i rifugiati, un'idea realistica di cosa significa accoglierli nelle proprie case. Non basta offrire uno spazio, bisogna dedicare loro tempo e con tanta buona volontà aiutarli anche con le pratiche del consolato, cercare di capire le loro abitudini, di vita e alimentari, e infine c'è spesso anche la difficoltà di dover comunicare perchè non tutti parlano inglese o italiano e vicecersa. Vorrei fare anche un'altra considerazione: il livello socio culturale delle persone che arrivano dall'Ucraina è medio alto e bisogna avere anche la delicatezza di non offrire, per fare un esempio, un vecchio maglione bucato o gli scarti che si hanno negli armadi. Senza mai dimenticare, oltretutto, che spesso sono persone che hanno subito dei traumi a causa della guerra. Con questo non voglio sminuire la buona volontà di chi ha deciso di accogliere profughi in casa, ma semplicemente dare una visione consapevole e concreta della responsanilità che si prende. In realtà nell'Olgiatese per la maggior parte i profughi sono ospiti di amici o parenti e solo in un paio di occasioni chi ospitava si è rivolto ai Servizi Sociali perchè si erano "pentiti" o si trovavano in difficoltà. Questo accade soprattutto quando chi ospita è amico di un amico e si è offerto sottovalutando la situazione tramite un canale di conoscenze non dirette".

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