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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Tesori da riscoprire: la vecchia cava di Camerlata

Il paleo-Adda, le glaciazioni, i depositi arenari e il lavoro dell'uomo: una storia di milioni di anni

Il parco della Spina Verde, e in questo caso specifico la zona del Castel Baradello a Camerlata, riserva sempre qualche sorpresa. Piccoli e grandi tesori nascosti che meritano di essere riportati alla luce. Tra questi certamente la vecchia cava. Proviamo a ripercorrere anche qui la sua storia. 

L'ossatura dei rilievi collinari della Spina Verde è costituita da rocce sedimentarie, risalenti a 30-25 milioni di anni. Queste formazioni prendono il nome di gonfolite e derivano dall'accumulo dei materiali trasportati dal Paleo-Adda, un grande fiume che scorreva lungo una valle corrispondente all'attuale ramo di Como del Lario e si gettava nel mare padano. La pietra molera costituisce la componente di arenaria di questi accumuli. Durante il quaternario le grandi colate glaciali hanno modellato questo territorio con intensi fenomeni di abrasione ed escavazione, trasportando cumuli di detriti rocciosi. Al ritiro dei ghiacci, i materiali sono stati abbandonati dando cosi origine ai depositi morenici. Su questa storia, di milioni di anni, si sovrappone quella, ugualmente affascinante, del lavoro dell'uomo, testimoniata dai segni lasciati dalle mazze, dagli scalpelli, dalle bocciarde. Il termine "molera" usato per identificare il materiale, deriva dal principale utilizzo che se ne faceva: con questa pietra erano realizzate le "mole", ruote per affilare le lame.

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Data la sua facilità di lavorazione e modellazione, la pietra molera venne ampiamente sfruttata come materiale da costruzione. Il manufatto più antico probabilmente scavato nella cava di Camerlata, è la cosiddetta "stele di Prestino", conservata nel museo archeologico di Como. La sua importanza è dovuta all'iscrizione dedicatoria in alfabeto Leponzio (una lingua celtica) che rappresenta la prima testimonianza scritta rinvenuta nel territorio lariano. L'uso della pietra molera è stato costante nei millenni, ed è presente, ad esempio, in innumerevoli chiese pre-romaniche e romaniche (San Carpoforo a Vomo - XI secolo); timpano del portale posteriore di San Fedele a Como - XII secolo). Dalla cava vennero inoltre estratte le pietre per costruire il Castello Baradello (XII secolo) diventato uno dei simboli più rappresentativi della città di Como ed emblema del parco. L'uso di questa pietra è continuato fino all'Ottocento. È facilmente riconoscibile: la superficie porosa mostra la sabbia di cui è composta, il colore è tra il grigio e il giallo; la scarsa resistenza del materiale si manifesta nell'usura, nello sfaldamento delle superfici e nell'assenza di spigoli vivi. lL cava, ampiamente sfruttata e scavata, ha preso la forma di una grotta artificiale. Lo spazio della cava ha inoltre assunto l'aspetto di un invaso costruito, assimilabile al proscenio acustico di un teatro 

Il parco

Il Parco Regionale Spina Verde con i suoi mille ettari di superficie tutelata rappresenta una piccola realtà caratterizzata da vari siti di grande valore storico-archeologico e naturalistico. Si estende sulla fascia collinare di Como, insinuandosi come un “spina” da est verso ovest. Dalla pianura Comasca si innalza fino al Sasso di Cavallasca (620 m) suoi territori di Como, San Fermo della Battaglia e Colverde.

Il Parco è facilmente raggiungibile a piedi, in bicicletta in macchina; la rete dei sentieri si sviluppa tra straordinari punti panoramici e di interesse naturalistico, siti di importanza archeologica, medievale e punti di ristoro. Non mancano aree attrezzate per percorsi ginnici o per il relax quotidiano. Il Parco rinnova la propria offerta di visite guidate, escursioni, incontri ed eventi per ogni fascia di età, gruppi, famiglie e singoli escursionisti, che vogliono unire al piacere della scoperta storica la passeggiata a contatto con la natura.

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