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A letto dopo il Carosello

Una storia in bianco e nero raccontata da uno scrittore comasco

Chi è nato nei due decenni immediatamente successivi alla guerra, non ha mai dimenticato la regola che avevano tutti i bambini di allora: a letto dopo il Carosello. Altri tempi, niente telefonini, niente Netflix, niente internet. Alle 21, dopo l'ultima pubblicità, che allora erano quasi dei corti, per i più piccoli si spegneva la luce, tutti in branda.

La pubblicità in Italia non ha mai goduto di chiara fama. Era vista come qualcosa di negativo, si parlava di 'persuasori occulti'. Negli anni Trenta, per superare questa 'vergogna', la cartellonistica si affidò agli artisti. In televisione, nel '57, proprio su questo interdetto, nacque invece Carosello. A raccontare ''l'altra faccia'' della pubblicità è il critico Aldo Grasso, alla mostra ''Il cibo immaginario. 1950-1970 pubblicità e immagini dell'Italia a tavola'', prodotta da Artix in collaborazione con Gruppo Cremonini e Coca-Cola Italia, che al Palazzo delle Esposizioni ha ripercorso vent'anni del paese attraverso iconografia, stili e linguaggi della pubblicità del cibo e dei riti del mangiare.''Carosello - spiega Grasso - è un'invenzione tipicamente italiana. Si aveva così paura della pubblicità, che si doveva inventare tutta una storia, un piccolo film, prima di nominare il prodotto, che poteva comparire solo nel codino finale''. Fondamentali, prosegue il critico, furono i testimonial, invenzione presa in prestito dagli Stati Uniti. I maggiori furono Ugo Tognazzi, che con Raimondo Vianello aveva inventato il programma 'Uno due tre'; e poi Mina, che che dopo 'Studio 1' rappresentava il massimo dell'eleganza".

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"L'idea - racconta Davide Fent, scrittore comasco ma soprattutto uomo appassionato di cultura, politica e società - era che 'se lo dicono loro, allora si può fare'. La cosa più curiosa - aggiunse Grasso - è l''insegnamento', al di là del prodotto, sul quale pesa molto il mito dell'America e la visione del futuro. Quello era il tempo dei voli spaziali e non a caso il primo Carosello della Coca-Cola, ad esempio, fu un cartone animato nello spazio con Joe Galassia dei fratelli Gavioli. Con questa formula si potè sfatare quel mito dei persuasori occulti. Ecco perché tutta quella gioia, quello stupore, quell'euforia e ingenuità nello scoprire l'utilità dei prodotti. Carosello non fu solo pubblicità, ma il primo grande galateo del dopoguerra''.

"Ma questa - aggiunge Fent - è anche una storia in quel miscuglio etnico dell'Italia, mi è tornato in mente il suo e delle parlate familiari ascoltate durante il militare tanti anni fa. E questa mi ha dato voglia di scrivere, forse perché il suo sfondo (e quel modo di vita, con personaggi leggendari, collere furibonde, litigi e brame carnali senza ritegni) era così lontano da essere ormai soltanto un mondo immaginario. In questo mondo immaginario, come l'aldilà di Dante, le parlate, risalivano a zii, nonni, parenti: ma non è più di questo mondo. Inoltre, ritrovo qui la mia antica passione per i fumetti, che si vede nel modo di scrivere. Assieme ci metterei quella per i libri di avventure, e quella per il mio amato "Pinocchio" (libro che ho tentato tante volte di riscrivere)". 

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