Mancano i vaccini, meno immunizzazioni in Lombardia: solo 10mila somministrazioni al giorno
A gennaio e febbraio, quando le consegne erano regolari, venivano iniettate anche 22mila dosi al giorno. Ecco tutti i dati
Scrivevamo solo ieri che il problema non sono gli hub ma la mancanza dei vaccini. Ora, dati alla mano, arriva la conferma che non è ancora decollata la campagna vaccinale in Lombardia e il motivo è uno solo: manca la materia prima. La macchina vaccinale sembra quindi essere come un'automobile senza benzina o una bicicletta senza catena: inutile e immobile. E la curva delle vaccinazioni giornaliere, dopo due picchi registrati a metà gennaio e a inizio febbraio sta tendendo verso il basso. Tradotto? Dal 4 febbraio ad oggi la campagna ha rallentato. E non è colpa della struttura messa in campo dalla squadra di Fontana dato che sono state somministrate quasi il 74% delle dosi arrivate dall'Europa.
In Lombardia, almeno secondo i dati pubblicati dal Ministero, non c'è nessuna distinzione tra le varie tipologie di marche: viene iniettato tutto. Per il momento, comunque, il vaccino più utilizzato è quello prodotto da Pfizer (590.750 dosi inoculate), segue Astrazeneca (27.453) e poi Moderna (7.241).
La lunga campagna vaccinale: il cronoprogramma
Nei giorni scorsi una start-up polacca, Omni-calculator, ha messo a punto un semplice software che stima, secondo i ritmi ufficiali finora mantenuti, quando sarà il turno di ognuno per la vaccinazione. Ovviamente, il programma si basa su dati che possono variare rapidamente e che non hanno pretese di assoluta scientificità. Ma può dare un'idea sugli orizzonti temporali. Qui per provarlo. Alla velocità attuale (italiana) un 25enne in salute potrebbe ricevere il vaccino contro il covid dal 1° marzo 2023.
Draghi: "Sui vaccini bisogna correre"
Sui vaccini occorre andare più veloce e lo ha detto anche il premier Mario Draghi che durante il summit dei 27 leader Ue, svoltosi nella giornata di giovedì 25 febbraio, ha simbolicamente "battuto i pugni sul tavolo". In particolare, rispetto alla diapositiva sulle consegne delle dosi di vaccino del secondo e del terzo trimestre, mostrate dalla presidente Ursula Von der Leyen, il premier italiano ha affermato che "non sono rassicuranti perché non danno certezze".
Il premier ha poi affermato che le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate. Richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono per loro i vaccini, il primo ministro ha inoltre chiesto perché l'Europa non possa fare altrettanto, invitando anche a guardare ad altre produzioni fuori dell'Ue.