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Milo Casati "tradisce" Rapinese: l'indiscrezione sui malumori per quei tavolini soppressi fuori dal Luisita

I retroscena sulla prima frattura in maggioranza. Il consigliere assicura: "Ho solo votato una mozione che ritenevo sensata e onesta"

Cosa c'è dietro alla prima evidente frattura nella maggioranza del sindaco Alessandro Rapinese che si è palesata lunedì sera in consiglio comunale? A votare fuori dal coro del granitico mono-gruppo di maggioranza è stato Milo Casati, fino al giorno prima ritenuto uno dei fedelissimi storici di Rapinese, suo compagno di mille battaglie, proteste e gazebo. Casati ha votato con l'opposizione a favore della mozione presentata da Lorenzo Cantaluppi (capogruppo di Fratelli d'Italia) che chiedeva di "condannare le minacce di morte all’associazione Pro Vita e Famiglia", apparse prima di Natale su un edificio comunale nella zona di San Giuseppe ("provita morto non obbietta" era la scritta apparsa su un muro). Cantaluppi nel documento faceva notare che non erano state prese dall'amministrazione comunale posizioni nette di condanna contro un simile gesto. La mozione, il cui valore politico può non apparire fondamentale per il governo della città, ha portato alla luce un dissenso da parte di Milo Casati rispetto al resto della maggioranza che si è mostrata compattissima come sempre.

Cosa c'è dietro a tale "emancipazione" di Casati, noto in città per essere l'anima della pasticceria Luisita? Forse proprio un malumore legato alla sua attività di via Dottesio. Partiamo da ciò che alcuni bene informati, molto vicini alla giunta Rapinese, hanno confermato. Casati non avrebbe preso bene l'eliminazione dei tavolini davanti alla suo negozio. Come a molte altre attività in epoca covid gli era stato concesso di occupare due posti auto per carico e scarico e un posto blu. Dopo che i posteggi blu sono tornati disponibili per la sosta delle vetture, da non molto anche i posteggi per carico e scarico sono stati restituiti alla loro originale destinazione. Questo avrebbe causato il malumore di Casati il quale lo avrebbe anche espresso direttamente ad alcuni compenenti della giunta.

Ora, non è possibile dire che Casati abbia votato in dissenso rispetto alla maggioranza come forma di protesta o ripicca per la soppressione dei tavolini. Solo lui sa le intime ragioni che lo hanno spinto a votare con Fratelli d'Italia, il PD, Svolta Civica e Lega. Ma certo colpisce la tempistica. Casati, dal canto suo, afferma con forza che le due cose non sono assolutamente collegate: "Certo, non mi ha fatto piacere perdere i tavolini fuori dal negozio, ma mi è stato spiegato il motivo e lo accetto. Non avrei mai voluto favoritismi nei miei confronti, quello sarebbe davvero grave e non è certo per questo che ho votato la mozione dell'opposizione. Ho solo votato un documento che ritenevo sensato e intellettualmente onesto che non avrebbe avuto nessuna conseguenza sul proseguo dei lavori". 

Anche la questione luna park, ventilata come un'altra motivazione del suo dissenso, viene smentita da Casati: "Non ero d'accordo sulla decisione di ridurre lo spazio al luna park, ma era nel programma elettorale e quindi mi sono adeguato e ho votato coerentemente con esso".

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