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Pallanuoto Como e il caso viale Geno: "Vicenda chiusa, il Comune non ha impugnato la sentenza"

Giovanni Dato: "Restano ancora aspetti da chiarire, ma l'amministrazione non ci fornisce i documenti richiesti"

Da un punto di vista giudiziario la vicenda relativa al bando per l'assegnazione della concessione del compendio sportivo di viale Geno - aggiudicato a Como Nuoto - sembra essere giunta al capitolo finale con l'ultima sentenza che ha stabilito il non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste" nei confronto di Giovanni dato e della Pallanuoto Como.

Ma se a livello giudiziario la vicenda appare conclusa, le accuse, i sospetti e le polemiche non si sono ancora smorzate del tutto. E' lo stesso Dato a tornare sulla questione osservando che il Comune di Como non ha impugnato la sentenza che assolve Pallanuoto Como. Non solo, Dato accusa Palazzo Cernezzi di non avere fornito, su richiesta del proprio legale, alcuni documenti che potrebbero far meglio luce sull'intera annosa vicenda.

"La sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste a carico di Pallanuoto Como non è stata impugnata" premette Dato.

"L’accusa - continua la nota stampa diffusa dalla società sportiva di Giovanni Dato - era di turbativa d’asta e falso ideologico per aver “ingannato” la commissione aggiudicatrice nel corso dell’assegnazione del compendio sportivo in Viale Geno 14, a Como. Nelle scorse settimane Pallanuoto Como ha formulato delle richieste di documenti al Comune di Como, poiché rimangono troppi sospesi su una vicenda lunga e che ha danneggiato fortemente l'immagine di Pallanuoto Como e dei suoi rappresentanti. Una vicenda che rimane di forte interesse pubblico".

Poi l'esplicito riferimento al sindaco di Como Alessandro Rapinese: "Purtroppo non abbiamo ottenuto alcuna risposta, anche rispetto al sollecito che il nostro legale ha provveduto a inoltrare. Silente l'amministrazione, silente il signor Rapinese che si era prodigato negli anni con video propagandistici sulla vicenda del compendio sportivo, alcuni al limite della diffamazione contro persone per bene. Una vicenda che non è finita, perché trattasi dell'affidamento di un bene pubblico che deve essere garantito da una trasparenza che pare essere stata sostituita da pressapochismo e propaganda".

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