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La manovra (non) cancella la provincia di Sondrio? Si pensa (comunque) allo stato autonomo della Valtellina!

In principio sembrava proprio una provocazione scherzosa. Una delle tante che in questo periodo di calura estiva sembrano spuntare come funghi fra una pagina e l’altra dei quotidiani, o mentre distrattamente si fa zapping con il telecomando. La...

In principio sembrava proprio una provocazione scherzosa. Una delle tante che in questo periodo di calura estiva sembrano spuntare come funghi fra una pagina e l’altra dei quotidiani, o mentre distrattamente si fa zapping con il telecomando.

La manovra

Tutto è nato dopo il varo della ormai famosissima manovra finanziaria che è stata approvata il 13 agosto. Una manovra indigesta, che evidentemente ha provocato non pochi rigurgiti ad alcuni amministratori locali. È noto, infatti, che la mannaia della manovra dovrebbe dare il colpo di grazia non solo a tutti i comuni che hanno meno di 1000 abitanti, ma anche alle province italiane più piccole, al di sotto dei 300 mila abitanti. Una di queste province era Sondrio. La patria del Ministro Giulio Tremonti sarebbe stata sacrificata al pari di Crotone, Piacenza, Lodi, Enna o Imperia. Per fortuna, però, Sondrio soddisfa il criterio dell’estensione territoriale, per cui la manovra non comprende le province “la cui superficie complessiva sia superiore a 3000 km quadrati”.In pratica, Sondrio ha meno di 300 mila abitanti ma un territorio esteso più di 3000 km, quindi è salva. Fin qui, i fatti.

La Valtellina Regione Autonoma

All’indomani del decreto, subito dopo il ferragosto, il Presidente della provincia di Sondrio, il leghista Massimo Sertori, nonostante il tiro sia stato corretto quasi subito, aveva lanciato una provocazione: proporre un referendum ai valtellinesi per chiedere se era di loro gradimento essere annessi al Cantone dei Grigioni. Una provocazione, certo. Eppure, di questi tempi, sembra proprio che le provocazioni ormai siano riuscite anche a varcare i confini nazionali. Strano ma vero, la Svizzera (notoriamente al di sopra delle parti), sembra che stia seguendo con vivo interesse ciò che sta succedendo in Italia negli ultimi tempi.

Cassiano Luminati, presidente della Regione Valposchiavo, risponde al collega Sertori sostenendo che l’idea di creare un’unica grande regione che comprenda Valtellina, Valchiavenna, Valposchiavo e val Bregaglia, lo stuzzica parecchio. Luminati ha infatti dichiarato ad alcuni organi d’informazione di seguire con vivo interesse le sorti del nostro Paese e in particolare quello della Provincia di Sondrio. Certo, annettersi ad un altro stato non è cosa facile, forse impossibile; perché allora non creare uno stato autonomo? La Valtellina Regione Autonoma, un’area interamente montana nel cuore delle Alpi, a cavallo del confine. Ovviamente indipendente sia da Roma che da Berna.

La secessione Valtellinese

Come se tutto ciò non bastasse, il presidente del comune di Poschiavo, Alessandro della Vedova, suggerisce l’idea di una secessione della Valtellina o di una provincia autonoma di Sondrio. A dire il vero, non si capisce ancora bene qual è l’idea che sta alla base di queste dichiarazioni: si dovrebbe costituire una specie di Stato Pontificio al confine con la Svizzera? Una sorta di enclave? Uno stato nello Stato? Domande a cui sembra che nessuno pensi. Che la manovra finanziaria non convinca molti è cosa nota: che senso ha, infatti, tagliare alcune province e lasciarne in vita altre? L’idea generale che se ne trae è che la manovra sia quantomeno deficitaria: se è vero, come si sostiene da tantissimo tempo, che le province siano un carrozzone inutile e costoso e che sin da quando sono state costituite tutti vorrebbero abolirle, perché non fare un provvedimento unico che riduca veramente i costi tagliando questi enti poco utili? La risposta è ovvia: nessun Governo, forse, avrà mai il coraggio di cancellare con un colpo di spugna questi enti, poiché gli amministratori locali sono sicuramente il primo focolaio di voti utili per la corsa al Parlamento.

Il provvedimento, infatti, riguarderebbe solo 37 province su 110. E stendiamo un velo pietoso sul fatto che non si capisce bene a cosa sia servito costituirne di nuove in questi ultimi anni, se c’era già nell’aria l’idea di abolirle. Ma la saga Svizzera-Italia non finisce qui. L’ultimo spunto alla polemica che tiene banco in questi giorni ci è offerto dai consiglieri comunali di Lugano Giordano Macchi e Roberto Badaracco del PRL, il partito radical liberale. Pare, infatti, che i due consiglieri vogliano proporre di commissionare uno studio all’università dell’Insubria per valutare i pro e i contro di un’eventuale annessione al Canton Ticino della provincia di Varese e della Valtellina. Como resterebbe fuori dai giochi, anche se i due consiglieri pare abbiano già incluso honoris causa la città Lariana per ovvi motivi geografici. Con grande rammarico dei frontalieri che di certo non avranno dimenticato la campagna denigratoria che li paragonava ai ratti che mangiano emmenthal a sbafo. Che peccato.

Irene Savasta

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