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Alimentazione

Quale dieta seguire per allungare di 10 anni l’aspettativa di vita: ce lo dice uno studio

Alcuni ricercatori hanno individuato le giuste strategie alimentari per poter vivere una vita più lunga e senza malatti

L’uomo ha sempre cercato di trovare, sin dall’antichità, strategie utili per allungare l'aspettativa di vita e migliorarne la qualità. Sebbene un elisir di lunga vita non sia stato ancora trovato, la comunità scientifica concorda sul fatto che l'alimentazione ha un impatto importante sulla mortalità e sulla comparsa di malattie croniche che possono ridurre l'aspettativa di vita. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità le malattie non trasmissibili, note anche come malattie croniche, sono responsabili della morte di circa 40 milioni di persone ogni anno, pari al 70% di tutti i decessi a livello globale. Di queste, le malattie cardiovascolari rappresentano la maggior parte dei decessi (17,7 milioni di persone all'anno), seguite da tumori (8,8 milioni), malattie respiratorie (3,9 milioni) e diabete (1,6 milioni). In un tale contesto è da sottolineare come la popolazione anziana mondiale continua a crescere a un ritmo senza precedenti: secondo il "Rapporto An Aging World: 2015” l'8,5% della popolazione mondiale ha più di 65 anni e, se questa tendenza non si invertirà, entro il 2050 quasi il 17% della popolazione mondiale sarà ultrasessantenne. Tenendo conto poi che tra gli individui di età pari o superiore a 60 anni le malattie non trasmissibili rappresentano oltre l'87% del carico di malattia, è fondamentale mettere al più presto in atto strategie che coniughino il fenomeno dell'invecchiamento con la buona salute.

Attualmente, la principale strategia medica per il trattamento delle malattie non trasmissibili è farmacologica, ma piuttosto che affrontare i sintomi delle malattie legate all’avanzare dell'età, molti esperti ritengono che sarebbe più opportuno agire preventivamente sul processo di invecchiamento stesso. In che modo? Modificando gli stili di vita e l’alimentazione. Questo perché l'aspettativa di vita è fortemente influenzata dalle condizioni ambientali e comportamentali, che condizionano, più della genetica, l'insorgenza di malattie croniche. Diverse evidenze mediche e scientifiche hanno dimostrato, in particolare, che una corretta alimentazione, insieme a uno stile di vita sano, sono fondamentali per contrastare lo sviluppo delle malattie non trasmissibili, consentendo alle persone di condurre una vita più lunga senza malattie. Una delle ultime ricerche nel settore è stata condotta dal team di ricerca guidato dal professor Lars Fadnes dell'Università di Bergen (Norvegia) che ha descritto, analizzato e confrontato gli effetti di quattro diversi tipi di diete (Dieta Mediterranea, la Dieta Giapponese, la Dieta Vegetariana e la Nuova Dieta Nordica) ritenute capaci di ridurre l'insorgenza delle malattie non trasmissibili tipiche dei Paesi occidentali (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, ecc.) e di aumentare la durata media della vita. In particolare lo studio, pubblicato su su PLOS Medicine, ha individuato una dieta ottimale che potrebbe aumentare la durata della vita di oltre dieci anni nei giovani adulti e prolungarla da sei a sette anni negli adulti di mezza età, consentendo alle persone di vivere una vita più lunga e più sana. 

Cosa prevede la dieta della longevità

I ricercatori dell'Università di Bergen hanno analizzato i dati di molti studi sulla correlazione tra dieta e longevità, insieme ai dati dello studio Global Burden of Disease , che fornisce una sintesi della salute della popolazione di molti paesi del mondo, per costruire un modello che consente di stimare in maniera istantanea l'effetto sull'aspettativa di vita (LE) di una serie di cambiamenti nella dieta. In particolare, combinando questi dati, gli autori sono stati in grado di stimare come variava l'aspettativa di vita in funzione dei cambiamenti nell'assunzione di frutta, verdura, cereali integrali, cereali raffinati, noci, legumi, pesce, uova, latticini, carne rossa, carne lavorata e bevande zuccherate. Questo ha permesso loro di individuare una dieta ottimale per la longevità che include più legumi (fagioli, piselli e lenticchie), cereali integrali (avena, orzo e riso integrale) e noci e meno carne rossa e lavorata, rispetto alla tipica dieta occidentale che, invece, contiene per lo più elevate quantità di alimenti trasformati, carne rossa, latticini ricchi di grassi, cibi ricchi di zuccheri, cibi preconfezionati e basso apporto di frutta e verdura.

"Per poter effettuare questa analisi - hanno spiegato gli autori - abbiamo sviluppato uno strumento disponibile online che abbiamo chiamato "Calcolatore Food4HealthyLife2", e che speriamo possa diventare uno strumento utile per medici, responsabili politici e laici per comprendere l'impatto sulla salute delle scelte dietetiche”.  

Una dieta ottimale allunga l’aspettativa di vita di oltre 10 anni

Grazie a questa meta-anlisi, i ricercatori hanno scoperto che seguire una dieta ottimale a partire dai 20 anni può aumentare l'aspettativa di vita di oltre un decennio per le donne (10,7 anni) e per gli uomini (13,0 anni). I risultati migliori si ottengono negli anni mangiando più legumi, più cereali integrali e più frutta a guscio, meno carne rossa e carni meno lavorate. I ricercatori hanno anche scoperto che se il passaggio da una dieta occidentale a una dieta ottimale avviene all'età di 60 anni l'aspettativa di vita può aumentare di 8 anni per le donne e di 8,8 anni per gli uomini. Per gli 80enni, invece, l’aspettativa di vita può aumentare di quasi 3 anni e mezzo, quindi anche per le persone anziane i vantaggi di tali cambiamenti nella dieta sono minori sì ma comunque sostanziali.

"Comprendere il potenziale relativo alla salute dei diversi gruppi alimentari potrebbe consentire alle persone di ottenere guadagni di salute fattibili e significativi", hanno affermato gli autori. 

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I vantaggi sono maggiori se si adotta una dieta ottimale in età giovanile

Dato che non è sempre facile per le persone modificare la propria dieta, i ricercatori hanno anche calcolato cosa accadrebbe se si passa dalla dieta tipica occidentale a una dieta a metà strada tra la dieta ottimale e la dieta occidentale. Dall’analisi hanno scoperto che anche questo tipo di dieta “a metà strada” (chiamata dai ricercatori "dieta dell'approccio di fattibilità”) potrebbe comunque aumentare l'aspettativa di vita di oltre sei anni per le donne e di oltre sette anni per gli uomini.

In sintesi i risultati di questo studio mostrano come apportare modifiche alla dieta, a qualsiasi età, può avere notevoli benefici in termini di aspettativa di vita. Anche se i vantaggi risultano maggiori se si inizia ad adottare una dieta ottimale in età giovanile. Ovviamente, deve essere anche chiarito che i benefici della dieta sull'aspettativa di vita calcolati dalla ricerca norvegese riflettono solo una media e possono essere diversi per ogni persona a seconda di una varietà di altri fattori, come problemi di salute pregressi, genetica e stile di vita, fumare, bere alcolici ed esercizio fisico.

Gli individui più longevi al mondo si alimentano con la dieta Mediterranea, Giapponese o Vegetariana

La dieta ottimale individuata dai ricercatori norvegesi promuove, quindi, il raggiungimento di una sana longevità, modulando i percorsi biologici legati all'invecchiamento e prevenendo l'insorgenza delle principali malattie corniche. I vantaggi di questo regime alimentare sono legati in particolare al consumo di alimenti a base vegetale e prodotti integrali a basso indice glicemico ricchi di fibre, vitamine, minerali e fitonutrienti, che proteggono dalle malattie legate all’avanzare dell'età; al consumo di grassi insaturi ad alto rapporto grassi mono e polinsaturi/saturi e ricchi di omega-3, che riducono il rischio di patologie cardiovascolari; a un moderato apporto proteico, principalmente di origine vegetale, fatta eccezione per un modesto consumo di pesce (ottima fonte di acidi grassi omega-3); a un ampio uso di piante medicinali, oli essenziali e spezie, ricchi di composti antiossidanti e antinfiammatori; a un’assunzione moderata o assente di alcol; a un basso o nullo consumo di carne (soprattutto rossa), alimenti trasformati e confezionati, zuccheri semplici e grassi saturi, tutti alimenti associati ad un aumentato rischio di obesità, diabete di tipo II, malattie cardiovascolari, disturbi neuroinfiammatori e vari tipi di cancro.

La ricerca vuole dimostrare, quindi, che specifici stili di vita e abitudini alimentari sono fondamentali per avere una vita più lunga e più sana, come testimoniano anche le cosiddette “Zone Blu” del mondo (Sardegna in Italia, Icaria in Grecia, Okinawa in Giappone, Nicoya in Costa Rica e Loma Linda in California), aree demografiche e/o geografiche popolate dagli individui più longevi del mondo che si alimentano seguendo i dettami della dieta Mediterranea, Giapponese o Vegetariana, oggetto di analisi della ricerca norvegese. 

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