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Coronavirus Lurago d'Erba / Via Santo Stefano

Lurago, Andrea apre la sua taverna sia a pranzo che a cena: "Ho 10 dipendenti e non riceviamo aiuti"

Parlano anche i clienti: "Non ha senso tenere chiuse queste attività se si seguono le regole"

Oggi, 15 gennaio 2021, in tutta Italia e quindi anche a Como e provincia, è partita la protesta dei ristoratori, #ioapro, per cercare una soluzione per il settore che è uno dei più colpiti dalle restrizioni dovute al covid. 

La protesta consisteva nell'aprire, sempre nel rispetto delle norme di distanziamento e igiene, il proprio ristorante e bar. Qualcuno, come Alberto a Como ( si legga la sua storia qui) lo farà solo per un giorno, come gesto simbolico, altri, come Andrea e soci, proveranno a stare aperti anche a cena e per almeno altri due giorni. Siamo alla Taverna di Rugantino, a Lurago d'Erba e chiediamo ad Andrea, il titolare, la sua posizione sull'argomento:

«Questa iniziativa, #ioapro, nasce dopo tante restrizioni. Noi ristoratori, non avendo avuto aiuti da parte del Governo dobbiamo continuare a lavorare per tenere aperta questa attività, perchè, a lungo andare i soldi finiscono. Questo anche e soprattutto per i nostri dipendenti. Noi abbiamo 10 dipendenti che anche se in cassa integrazione, non prendono niente, o percepiscono i soldi con grandi ritardi. Noi sappiamo che possiamo fare il nostro lavoro in completa sicurezza. Perchè il virus c'è, e non va negato. Ma possiamo lavorare in sicurezza. Ci serve tenere aperti almeno quel minino di giorni indispensabili che ci permettano di andare avanti».

Non solo oggi, 15 gennaio, ma anche domani e dopodomani, La Taverna di Rugantino sarà aperta sia a pranzo che a cena. Dopo di che stanno pensando all'eventualità di alzare le serrande solo nel weekend. Queste dichiarazioni sono state fatte qualche ora prima che la Lombardia venisse dichiarata zona rossa, quindi adesso la Taverna di Lurago dovrà tenere in considerazione anche questo fattore. 

Abbiamo fatto un giro per il ristorante ed effettivamente le distanze erano rispettate, così come l'uso delle mascherine e tutte le altre protezioni richieste per frenare i contagi. Anche i clienti, di cui abbiamo raccolto qualche testimonianza, erano contenti: non solo di essere tornati in un ristorante ma di averlo fatto per sostenere la causa dei ristoratori che, almeno in questo caso, hanno dimostrato di avere a cuore non solo la ripresa della loro attività ma anche la salute degli avventori. 

Una «disobbedienza gentile», la chiamano alcuni organizzatori, partita da un tam tam sul web da piccoli imprenditori che ricordano di essere costretti a violare le norme per «uno stato di necessità». 

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