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Alberta, Daniela, Carla: a Como le Delizie di Bacco sono una lunga storia di famiglia e di donne

La richiesta più divertente: "Volevo una bottiglia di Grumello di Montalcino"

Chiunque a Como ami il vino, o anche abbia solo avuto la necessità di regalarlo, conosce Delizie di Bacco in via Briantea. E ci ritorna. il perché è molto semplice: il vino Daniela non lo spiega, te lo racconta inebriandoti. Ma nulla nasce per caso, nessun mestiere si improvvisa. Dietro le centinaia di etichette di questa enoteca c'è tanta esperienza ma soprattutto la storia di una famiglia, quella di tre donne caparbie e appassionate, che da quasi quattro decenni conducono un negozio dal quale si esce sempre con il sorriso, senza avere ancora bevuto nulla. D'altronde il vino è il re della convivialità e si sposa benissimo con le sue regine - Alberta, Daniela e Carla - che, ognuna con la propria inclinazione, sono una preziosa guida per il cliente.

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Insieme a loro abbiamo ripercorso la storia di un'enoteca che ha il passato in tasca e il futuro in mano: il negozio infatti  si amplierà presto con tre nuove vetrine, mentre giovani leve si stanno già preparando a continuare questa bellissima avventura di famiglia declinata tutta al femminile.

Le origini

"L'Idea - racconta Daniela - è nata da una situazione relativamente casuale. Mio papà, Carlo Noseda, è sempre stato molto intraprendente. Un giorno, a fine anni '70, passando da via Briantea, ha capito che l'idea di creare qualcosa per la famiglia legata al vino si sarebbe potuta davvero realizzare. I miei genitori hanno acquistato i locali, li hanno ristrutturati e nel 1984 abbiamo inaugurato Delizie di Bacco. I tempi e il mercato del vino allora erano molto diversi da oggi e all'inizio è stato un incubo, chi passava ci dava pochi mesi di vita. All'inizio c'era mia mamma Alberta (originaria del Cadore, terra veneta che ha il vino nel sangue, ndr.) con una socia: con lei e suo marito abbiamo aperto anche il ristorante Gradoni, che all'inizio avrebbe dovuto essere solo un wine bar. Poi, per questioni organizzative e logistiche, le due famiglie hanno deciso di dividere le attività e noi abbiamo continuato solo con l'enoteca. A quel punto mio padre ha chiesto a me e a mia sorella Carla se volevamo mandare avanti Delizie di Bacco insieme alla mamma. Abbiamo detto di sì ed eccoci qui dopo quasi 40 anni".

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Il successo

"Ci sono voluti molti anni - ricorda Daniela - prima che l'enoteca avesse successo, ma grazie alla severità di mio padre e alla nostra passione alla fine è diventata un riferimento in città per il vino e i distillati. Il nostro segreto è uno solo: la famiglia. Il resto è il lavoro quotidiano: servire il cliente non deve avere un'accezione negativa, servire il cliente vuol dire dedicargli tempo e capire con professionalità cosa desidera. Solo così si crea un rapporto continuativo, basato sulla fiducia, con il cliente. Se il cliente capisce che ha difronte una persona competente, diventa assolutamente disponibile a farsi consigliare". 

Vino al vino

"In passato - aggiunge Daniela - il vino era cibo, erano calorie. Poi per un certo periodo, soprattutto nelle città, il vino è stato messo un po' in disparte, dimenticato dai locali e nelle case. Devo dire che anche grazie ad alcune aziende guida, che hanno svolto un grande lavoro per riportare il vino in tavola, l'inversione di tendenza è stata netta già dai primi anni '90. Chiaramente c'è voluto un po' di tempo prima che il consumatore potesse intercettare in maniera corretta il mondo del vino. Insomma, bere un buon bicchiere non è stato sempre così facile, e in questo senso credo che anche le enoteche abbiamo avuto un ruolo importante". 

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Le richieste più divertenti

"Certamente gli aneddoti sono molti. Ad esempio - ricorda Carla - quella di un signore che voleva assolutamente un Grumello di Montalcino. Poi un altro cliente che è arrivato con in mano un biglietto con scritto il nome del produttore. Leggeva e chiedeva per conto di un suo cliente straniero un vino di Romano Conti, che si è poi rivelato essere un Romanée-Conti, un pinot nero di Borgogna. Un altro voleva invece una bottiglia di Crig, ma intendeva uno Champagne Krug. E certamente anche un facoltoso signore che, vedendo esposta una bottiglia  di Sauternes Chateau d'Yquem, ci disse che lo aveva anche lui a casa ma che era andato a male perché era diventato dolce. Poi, tornando ancora più indietro, ricordo un simpatico anziano che ci disse borbottando che spendere 10mila lire per un vino era immorale". 

Le donne e il vino

"Un po' di pregiudizi inevitabilmente ci sono stati, qualcuno entrava e vedendo solo donne chiedeva se c'era il titolare. Ma essendo io un po' un maschiaccio - dice Daniela ridendo - alla fine non ho avuto nessuna particolare difficoltà. Certo all'inizio quando si andava dai rivenditori ero spesso l'unica donne e quindi mi ponevo con molta attenzione: mi vestivo come un bancario e parlavo il meno possibile. Ma ero anche molto giovane e nel frattempo la situazione è decisamente cambiata, tanto che oggi il mondo del vino è declinato al femminile senza nessuna riserva, anche grazie alle tante vignaiole che si sono affermate negli anni. In ogni caso essere donne non è mai stato un problema nella nostra enoteca":  

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I vini più richiesti

"In pochissimi arrivano e sanno già cosa vogliono. Posso dire - afferma Daniela - che la cosa che si deve tradurre è questa: non c'è un vino, c'è un cliente che vuole appagamento, che cerca qualcuno in enoteca che lo sappia orientare rispetto alle sue esigenze. Il cliente dà delle indicazioni ma vuole sintesi perché non ha molto tempo. Generalmente non ci sono pregiudizi e una volta intercettate quelle che sono le sue attese cerchiamo di dargli la bottiglia più adatta, che può essere un "semplice" Lambrusco come un vino più "importante" o un Rum d'annata. Tuttavia, pur rispettando le richieste, io non sono molto democratica e cerco quindi di far valere le mie idee che sono dettate dall'esperienza e dalla natura del vino".  

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