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Salute Menaggio / Via Virginia Casartelli, 7

Ospedale di Menaggio, una raccolta firme per chiedere la riapertura dei reparti chiusi

Iniziativa del comitato civico con il sostegno della Uil

Una raccolta firme per chiedere la piena operatività dell’ospedale “ Erba-Renaldi” di Menaggio e la ripartura dei reparti ospedalieri chiusi. E' l'iniziativa lanciata nella conferenza stampa del 27 giugno che si è tenuta nella sede della Uil di via Torriani. Il segretario confederale Uil Milano Lombardia, Salvatore Monteduro, il subcommissario Uil del Lario Dario Esposito, il segretario generale territoriale Uilfpl Lario Brianza Massimo Coppia e la signora Giovanna Greco del comitato civico per salvare l’ospedale di Menaggio, hanno illustrato nel dettaglio i motivi della raccolta firma e le gravi difficoltà vissute dal territorio dell'alto lago nell'ambito sanitario.

Esposito-Monteduro-Coppia-Greco

Il contesto in cui ci si muove a livello nazionale è quello che ha portato la spesa sanitaria negli ultimi anni, dal 2008 al 2019, a diminuire di mezzo punto percentuale di pil. Mentre Germania e Francia aumentavano del 20% procapite gli investimenti sulla sanità pubblica l’Italia arretrava con un -10% procapite. "Si tratta di un contesto quindi che pone in seria discussione l’enunciato dell’art. 32 della Costituzione - è stato spiegato in conferenza stampa - ed il senso stesso di universalità del diritto di accesso alle prestazioni sanitarie. Questo passo indietro è stato aggravato, se possibile, dalle scelte di incentivazione del 'privato' assunte dalla Lombardia negli ultimi anni tanto da portare, nel 2021, con la legge regionale 22/2021 l’equivalenza all’interno del servizio sanitario locale dell’offerta sanitaria e sociosanitaria pubblica e privata. Un percorso che è proseguito con una delibera regionale di dicembre 2022 che ha previsto lo sviluppo di ospedali di comunità anche tramite l’accreditamento di gestori privati".

"Tutto ciò - ha sottolineato Monteduro - può mettere, nel medio periodo, in crisi il servizio sanitario, andando a minare il carattere pubblico, universalista, egualitario, senza discriminazioni di accesso e finanziato dalla fiscalità generale. Tutto questo potrebbe portare alla rinuncia dell’uso del servizio pubblico, non solo da parte delle classi più agiate, che si affiderebbero ai privati saltando liste di attesa infinite, ma anche da parte dei cittadini del ceto basso che finirebbero alla lunga per essere esclusi da servizi e cure universalmente erogati". 

Fino al 2015 l’ospedale di Menaggio, che oggi vive tagli di reparti ed utilizzo parziale di alcuni di quelli rimasti in funzione, aveva nel documento di programmazione dei servizi sanitari e sociosanitari dell’allora Asl di Como 83 posti letto ordinari.

"Menaggio, e con esso il distretto dell’alto lago - ha detto Massimo Coppia - si inserisce in un contesto in cui l’offerta di servizi ai turisti deve essere fondamentale visto che a più riprese, anche in occasioni di incontri istituzionali, si afferma il trend di crescita del settore turistico nell’economia lariana. La sanità, l’accesso a fondamentali prestazioni specialistiche, sta divenendo una caccia al tesoro, con visite per colonscopia che prevedono tempi di attesa di 320 giorni all’ospedale di Menaggio, per non parlare delle mammografie: 300 giorni di attesa al Valduce. Non è la sanità che la Uil del Lario si immagina. Non è la sanità che chiedono i cittadini. Incentivare il personale del comparto sanitario, specie nei distretti più disagiati, questa è una delle risposte che bisogna dare, consentire al cittadino in busta paga o che vive di una pensione normale di accedere a cure specialistiche in tempi ragionevoli, questa è la strada da prendere".

Ecco, dunque, la raccolta firme assieme al comitato civico per salvare l’ospedale di Menaggio. "Chiediamo quindi che i sindaci del territorio del Medio-Alto Lario si attivino per rendere più attrattivo il territorio per le professioni sanitarie attraverso la disponibilità di alloggi da concedere a canone convenzionato - ha concluso Monteduro - a tal proposito si chiede l’impegno del presidente dell’Anci Lombardia onorevole Guerra e al presidente della Provincia di Como Bongiasca. L’invito è esteso ai capigruppo di tutti i partiti della provincia di Como ad essere promotori e sostenitori di questa iniziativa. L’invito infine è ovviamente destinato anche alla Regione Lombardia per farsi carico della necessità di garantire il diritto alla salute alla comunità del Medio-Alto Lario, ma non solo, e di tutta la provincia di Como che oggi vede un numero di posti letto accreditati per acuti fra strutture pubbliche e private sottodimensionato rispetto a quanto prevede il decreto ministeriale 70 del 2015. I posti letto oggi in dotazione sono 2,7 per 1000 abitanti mentre il decreto prevede 3 per 1000.

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