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La vita e l'amore tra le luci del Luna Park

Giubbotto di jeans, sguardo furbo di chi “la sa lunga” sulla vita e tanta voglia di raccontarsi. Franco Novaresi è un omone di 76 anni ma non lo direbbe nessuno. Ama cantare, dal jazz al liscio, e ci confida che dorme ancora abbracciato alla sua...

Giubbotto di jeans, sguardo furbo di chi “la sa lunga” sulla vita e tanta voglia di raccontarsi. Franco Novaresi è un omone di 76 anni ma non lo direbbe nessuno. Ama cantare, dal jazz al liscio, e ci confida che dorme ancora abbracciato alla sua “ragazza”, così chiama sua moglie, proprio come cinquant’anni fa quando si sono conosciuti nel fantastico mondo del Luna Park.

La sua famiglia proviene da sei generazioni di esercenti dello spettacolo viaggiante. Non vogliono essere chiamati “giostrai”, un termine al quale danno una connotazione negativa e che spesso viene usato impropriamente. Stiamo parlando di famiglie italiane con un’antica tradizione nel mondo degli spettacoli viaggianti che viene tramandata di padre in figlio.

“Veniamo a Como dalla notte dei tempi e ci siamo sempre trovati bene – spiega Franco – Qui siamo sempre stati ospitati con grande piacere dall’amministrazione”.

Un mondo, quello del Luna Park, dal quale sembra davvero difficile allontanarsi: “È un po’ come il mal d’Africa: per chi vive qui dentro è dura uscirne”.

Antiche tradizioni di un piccolo mondo arcaico che dedica estrema attenzione ai più piccoli e agli anziani. “Esiste una casa di riposo per gli ex operatori dei Luna Park a Scandicci, vicino a Firenze, ma raramente decidiamo di mettere lì i nostri genitori – ci confida Franco - Loro vengono con noi fino alla fine”. Stessa identica cosa anche per i bambini che seguono i propri genitori in giro per l’Italia. “I nostri figli frequentano più scuole nel corso di un anno, circa dieci – racconta Stefano Morgia – Così come abbiamo fatto noi quando avevamo la loro età. Non è sempre facile ma per loro questa è la normalità”.

Più che un lavoro questo sembra essere uno stile di vita. La maggior parte dei ragazzi quando finiscono le scuole dell’obbligo iniziano a dare una mano e a lavorare alle giostre. Ma come in ogni lavoro non ci sono solamente i lati positivi anche se si tratta di un’attività che presenta un’attrazione e un magnetismo da cui è difficile sfuggire. Come sempre però c’è anche il rovescio della medaglia. “Non sono poche le difficoltà che riscontriamo nel fare questo lavoro – racconta Sergio Manfredini - Quando dobbiamo spostarci da un posto all’altro si presentano molte difficoltà, in pochissimo tempo dobbiamo prepararci per lasciare la piazza e per arrivare in un’altra”.

Anche quest’anno a Como, in piazza d’Armi a Muggiò, è arrivato un vero e proprio quartiere: circa 300 persone su un totale di 70 famiglie.

“Ci allarghiamo sempre di più e le piazze dove veniamo ospitati nelle varie città rischiano di diventare sempre più piccole – spiega Stefano - spesso ci danno aree sempre più decentrate da quella che è la città, proprio come accade a Como”.

Si lavora 365 giorni all’anno festività comprese ma sono le donne le colonne portanti dei luna park: mogli, mamme e infaticabili lavoratrici. Si occupano di preparare i caravan per gli spostamenti, pensano ai figli e lavorano alle giostre ma “sarebbe difficile tirarle via da qua”, confida Franco.

Esiste un lato piuttosto singolare in questo mondo senza doverne per forza fare un luogo comune: pochi divorzi e coppie affiatate. Lavorare a stretto contatto tutto il giorno parrebbe far bene alla coppia. “Litighiamo tutto il giorno ma poi facciamo la pace, questo è il segreto”.

Potrebbe sembrare un mondo senza regole nel quale è difficile convivere a stretto contatto con altre famiglie ma così non è. All’interno di ogni Luna Park si formano due commissioni: una paritetica, quella che si svolge un mese prima di insediarsi in una città, e una commissione tecnica, votata dai partecipanti, che si occupa della gestione del parco. Si tratta di quattro o cinque persone votate da un’assemblea con l’incarico di prendere le decisioni e di svolgere i lavori all’interno del parco.

Ogni famiglia segue un calendario di spostamenti prestabilito che le è stato tramandato negli anni da nonni e genitori. “Sarebbe bello andare dove vogliamo ma non è sempre possibile. Una volta si girava molto di più anche nel resto d’Italia – ricorda Franco - Io sono nato a Capua, le mie due sorelle, invece, a Milano e a Macerata. Tutte le piazza ormai sono sature, in Italia oggi circa 40 mila famiglie fanno questo lavoro”.

Franco ha una casa a Lomello in provincia di Pavia, “2.500 anime comprese le galline” dice con ironia, ma ci torna solo poche settimane all’anno in occasione della festa del paese. “Vado alla festa di Lomello ma rimango nel mio caravan, non entro neanche in casa. Non riuscirei ad uscire da questo mondo perché qui sono sempre in mezzo alla confusione. Quando torno a Lomello non vedo l’ora di ricominciare a viaggiare”.

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