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Preso l'assassino di Lidia Nusdorfi: è l'ex convivente

 Si chiama Dritan Demiraj l'assassino di Lidia Nusdorfi, la donna uccisa nel sottopassaggio della stazione di Mozzate sabato sera intorno alle 19.30. L'uomo, 29 anni, è l'ex convivente della donna. Lavora e abita a Rimini insieme ai figli di 5 e...

Si chiama Dritan Demiraj l'assassino di Lidia Nusdorfi, la donna uccisa nel sottopassaggio della stazione di Mozzate sabato sera intorno alle 19.30. L'uomo, 29 anni, è l'ex convivente della donna. Lavora e abita a Rimini insieme ai figli di 5 e 11 anni avuti insieme a Lidia Nusdorfi. Il giorno dopo l'omicidio era stato interrogato dagli inquirenti ma aveva fornito un alibi confermato anche dal suo datore di lavoro. Ieri sera, però, intorno alle 22.30 l'uomo, di origine albanese, è crollato. Il movente, come ipotizzato fin dai primi momenti dai carabinieri che stavano indagando, è passionale. La gelosia sarebbe all'origine del gesto omicida.

Lidia Nusdorfi e Dritan Demiraj avevano interrotto la loro relazione circa sei mesi fa. In presenza del proprio avvocato Nicolò Durzi - riporta il sito Rimini Today - il 29enne albanese domenica sera nella caserma dei carabinieri di Rimini avrebbe confermato ogni addebito. I militari, dunque, hanno posto in stato di fermo sia lui che il suo datore di lavoro che gli avrebbe fornito un alibi falso affermando che nel momento dell'omicidio Dritan si trovava al lavoro e che quindi non poteva trovarsi a centinaia di chilometri di distanza per commettere il delitto nel sottopasso della stazione. Fin dai primi momenti i carabinieri che seguivano le indagini avevano raccolto elementi che facevano pensare che Lidia Nusdorfi avesse un appuntamento con il suo killer.

Da quanto ricostruito finora Dritan Demiraj avrebbe viaggiato in macchina da Rimini a Mozzate per poi ritornare indietro subito dopo avere commesso l'omicidio. Dagli elementi raccolti i carabinieri ipotizzano che l'omicidio sia stato premeditato. Demiraj sarebbe andato a Mozzate con l'intenzione di uccidere. Oltre al datore di lavoro una donna è stata denunciata per avere cercato di fornire un alibi all'assassino reo confesso, si tratta di una donna che ha affermato di avere pssato la notte dell'omicidio con Dritan. L'arma del delitto (verosimilmente un coltello) non è stata ritrovata, il 29enne albanese infatti si è disfatto dell'arma poco dopo il delitto. La donna è spirata nonostante gli immediati soccorsi: l'ambulanza è arrivata sul posto in 7 minuti ma i soccorsi sono stati vani a causa della gravità delle ferite provocate al torace e alla gola.

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