rotate-mobile

Editoriale

Maurizio Pratelli

Collaboratore

Quella terra è la nostra terra: voci di prede e predatori

La mostra in Pinacoteca: cosa ci raccontano le voci dal paesaggio nordico

Per entrare nel clima e nelle voci del paesaggio nordico, probabilmente la mostra più impegnata che sia mai stata esposta in Pinacoteca a Como, bisognerebbe avere la volontà di astrarsi dal suo valore artistico, che ovviamente non è in discussione, per concentrarsi sull'ambiente che ha generato le opere di Britta Marakatt-Labba e Lars Lerin.  Non a caso, l’obiettivo della mostra, curata da Davide Adamo e Marina Botta, è quello di stimolare un dibattito sul valore e la fragilità del paesaggio, anche il nostro, e incentivare la consapevolezza che la sua bellezza dipende da come lo usiamo e come lo viviamo, dal consenso che i “luoghi” hanno una propria identità e una “voce” che dobbiamo ascoltare.

Chi nei giorni scorsi ha visto il documentario Historjà del regista Thomas Jackson, qui raccontato da Alberto Cano, avrà certamente ricevuto uno strumento quasi indispensabile per avvicinarsi soprattutto al lavoro di  Britta Marakatt-Labba. Al centro del racconto, la luce delle sue opere, una produzione artistica, indissolubilmente legata alla cultura di quelle popolazioni e a quel paesaggio, frutto della miscela tra antiche usanze, miti, tradizioni orali, storie personali, cronache recenti, di un’artista da sempre ferma sostenitrice dell’autodeterminazione di quella terra: gli immensi bianchi e silenzi dell’Artico e i leggeri movimenti della sua natura primigenia dove si muovono i Sami, i Lapponi, popolo indigeno sulla sommità del mondo, al limite settentrionale d’Europa, che difendono da tempo i propri spazi vitali lungo le frontiere di quattro stati, Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, nel consueto ruolo di conquistatori. Non di meno, seppure partendo da altre prospettive, gli acquarelli di Lars Lerin, pittore e scrittore - il suo Naturlära è stato premiato con l’August Prize 2014 - raccontano percezioni e legami a paesaggi di boschi e di mare, facendoci capire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi.

Quello proposto in Pinacoteca a Como con la mostra Voci dal paesaggio nordico è dunque un viaggio per riflettere attraverso l'arte. Un'arte che mai come in questo caso ci mette in relazione con un mondo che ancora sentiamo troppo lontano. Eppure quel che succede lassù, al popolo Sami, forse davvero gli ultimi pellirossa del mondo, non può essere percepito con lo stesso distacco con cui ci siamo tragicamente abituati a osservare una guerra lontana. Lì, più che altrove, l'arido e sprezzante silenzio della natura è compromesso dallo sfruttamento del suolo. Lì, più che altrove, il cambiamento climatico è un grido che non può trovare pace finché non si invertirà la rotta. Fare passi indietro non è nella natura dell'uomo. Men che meno della natura stessa. E allora i ricami di Britta e i pennelli di Lars ci offrono quanto meno l'occasione per riflettere sul prezzo che stiamo pagando a un benessere non più sostenibile. 

Si parla di

Quella terra è la nostra terra: voci di prede e predatori

QuiComo è in caricamento