rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024

Editoriale

Maurizio Pratelli

Collaboratore

A due voci, un argine alla decostruzione dell'uomo

A Como un caldissimo debutto vulcanico, tra natura e artificio

Difficile riportare in poche righe qualcosa che, senza nemmeno scomodare l'ultima opera di Michael Onfray, ha davvero toccato l'anima dell'uomo. In un autentico slalom tra le molte curve offerte dalla filosofia e dalla musica, il Festival A Due Voci ha offerto nel fine settimana del suo debutto momenti indubbiamente vulcanici. E il merito è sì degli ospiti, ma anche e soprattutto del suo resistente ideatore, Bruno Dal Bon, e dei suoi appassionati collaboratori. In questa occasione, giusto sottolinearlo, pienamente sostenuti dal Comune di Como che non a caso ha ospitato la presentazione della rassegna alla stampa in Sala giunta, alla presenza del sindaco di Como, Alessandro Rapinese, e dell'assessore alla Cultura, Enrico Colombo.

Dicevamo dunque di un inizio scoppiettante, non tanto per il titolo, Saper vivere ai piedi di un vulcano, chiaro riferimento celebrativo della figura di Plinio il Vecchio e in particolare alla sua Naturalis Historia, ma certamente per l'importanza di un relatore qual è stato venerdì sera in Bibllioteca il filosofo e saggista Michael Onfray. Tra le sue tante qualità c'è anche quella, enorme, di instillare il dubbio, di scalfire certezze e certamente di far riflettere ben al di fuori del pensiero comune. Una magnifica destabilizzazione dell'essere umano dai suoi consolidati ripari. 

espinosa2

E in quest'isola dove all'ideologia della natura si contrappone l'indirizzo materialista, dove la convenzione, anche millenaria come quella cattolica, viene scomposta, dove la tragedia della vita è rimandata più alla gioia del vivere il momento che alla ricerca di una vana felicità, non poteva mancare sabato mattina l'intervento di un'altra grande voce come quella del filosofo , che ha portato a Palazzo Valli Bruni il suo pensiero tra natura e sortilegio, un altro momento che ha stimolato, scosso e positivamente turbato il pubblico. Meglio non poteva proseguire A due voci: prima con la proiezione in anteprima di Cavatine, film scritto e diretto da Jean-Charles Fitoussi, un regista eclettico, un autentico e geniale folletto della macchina da presa.

cavatine

Il cineasta francese, che ha fatto dell'arte dell'improvvisazione la sua cifra stilistica, con la sua pellicola ha davvero stupito, commosso, regalato sorrisi e offerto visioni. Il suo cinema è un'arte che si manifesta attraverso un surreale che si muove tra passato, presente e futuro, dove i suoi personaggi non hanno però un tempo definito. Dove ogni frammento - un passo, un suono, una voce, un volto - si allinea più mosso dalla situazione che da un copione. Gran finale della giornata di ieri, alla Sala Bianca del Teatro Sociale, con l'esecuzione in anteprima assoluta in do maggiore di “Provenzalische Hochzeit” con il Quartetto Noûs, momento musicale decisamente virtuoso che ha visto relatore Bruno Dal Bon. 

quartetto2

Se oggi si conclude il weekend ancora all'Accademia Giuditta Pasta, Palazzo Valli Bruni, con Maschera, un’esperienza libera di lettura a più voci, per provare insieme a restituire alla parola di Nietzsche la sua potenza espressiva, polisemica e plurale, saranno ancora molti gli appuntamenti per la seconda tranche di A due voci

Si parla di

A due voci, un argine alla decostruzione dell'uomo

QuiComo è in caricamento