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Coronavirus

Lockdown non bussa, lui entra sicuro

A cosa andiamo incontro e come possiamo uscirne

Lento lento si avvicina. Facendo tutto il rumore che lo precede. Tra annunci, promesse, mezze verità. Accompagnato questa volta da quel sottile ricatto che la sua attivazione dipende solo dai nostri comportamenti. In realtà dietro un lockdown si nasconde l'evidente fallimento della società occidentale, di un sistema che sta perdendo la sua battaglia di fronte a una pandemia che miete ancora troppe vittime innocenti: migliaia di morti, migliaia di disoccupati e una società allo sbando. Stiamo vivendo la caporetto del liberismo, di un sistema che invece di proteggere gli anziani ha preferito "intubare" definitivamente i giovani dentro quel canale disgraziato fatto di computer e telefono. Ma soprattutto pensando che le loro distrazioni fossero un alibi per i governi che hanno ridotto al collasso sanità, trasporti e scuola.

E così, dopo 8 mesi, un nuovo lockdown non busserà nemmeno alle nostre porte per chiederci permesso. Entrerà sicuro, come sempre di sera, quando il premier Conte lo annuncerà chiedendo nuovi sacrifici agli italiani. Finora la politica si è sempre assolta, virando ogni colpa sui cittadini, rei di avere il vizio, nonostante tutto, di provare a vivere seppure destabilizzati da mille nuove regole e troppe incertezze. Ma non potrà farlo in eterno, non qui, non a Parigi, Londra o New York. 

Abbiamo più che mai bisogno di un sistema che sia capace di governare senza paura di dover rendere conto solo al profitto. Occorre costruire una nuova società inclusiva, che sappia guardare innazitutto ai giovani, alla scuola, alla dignità del lavoro, alla medicina del territorio, all'etica del consumo. Dove si capisca che un operario, una partita iva e un insegnante sono tutti lavoratori da tutelare. Dove la cultura ha un ruolo determinante. Dove il guadagno non è un dogma. Una casa in cui ci si possa confrontare, guardando alla terra là fuori come a un bene di tutti e non come a un suolo da calpestare con politiche suicide. E invece ci siamo completamente scordati che un futuro possibile non può esistere senza una coscienza ecologica.

Prendiamo tutti i mattoni che questa pandemia ci sta tirando in faccia con violenza e usiamoli per arginare l'abisso umano in cui siamo precipitati. Siamo in balia delle onde. Ma non si può stare fermi mentre si balla. Il destino di questa nave, della nostra vita, è nelle nostre mani. E un buon marinaio deve provare a correggere la rotta mentre è in viaggio. Altrimenti ci troveremo allo stesso punto di partenza, senza più avere la forza per ripartire ma finendo per essere di nuovo preda della stessa feroce balena. Perché se così fosse, servirà una sola autocerficazione: quella del nostro fallimento. 

Nota

"I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi anni di cosiddetto benessere si è speso in tutto fuorché nei servizi pubblici di prima necessità: ospedali, scuole, asili, ospizi, verde pubblico, beni naturali cioè culturali."

(Pier Paolo Pasolini, Lettere Luterane - Perché il Processo 1975)

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