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L'occasione / Cerano d'Intelvi

La villa liberty sul lago di Como che il comune di Milano vuole vendere e nessuno compra

Ancora deserta l'asta per l'aggiudicazione della villa, che fino al 2012 era stata usata come casa di riposo. Il Comune di Milano ha abbassato la base, ma non è bastato

Come anticipato da Massimiliano Melley su MilanoToday, è andata ancora una volta deserta l'asta del Comune di Milano per aggiudicare la villa liberty vicina al Lago di Como, di sua proprietà, nel territorio di Cerano d'Intelvi. Venerdì 23 febbraio si è svolta la seduta pubblica dell'asta organizzata da Palazzo Marino per aggiudicare vari lotti, tra cui la villa, ma sono arrivate solo due offerte per altri lotti.

In particolare, per 155mila euro è stata aggiudicata un'area di via Valla (zona Vigentino), aggiudicata dalla società che attualmente in uso un passaggio carrabile, la Colliers Global Investor Sgr, e per 66mila euro è stata aggiudicata un'area in via Console Marcello a due privati cittadini. Nessun'altra offerta: deserti dunque i lotti che riguardavano, tra gli altri, l'ex colonia di Cesenatico (quella con base d'asta più alta: oltre 3 milioni e 400mila euro) e la palazzina del lavoro ex Atm a Trezzo sull'Adda. Anche in questi casi si tratta di edifici più volte messi all'asta.

La villa liberty

Villa Asta Cerano Intelvi-2

Il Comune di Milano, dunque, non riesce a trovare un soggetto interessato per la villa liberty che, fino al 2012, era utilizzata come casa di cura e di riposo, in comodato d'uso gratuito, dall'Ospedale di Garbagnate. Fin dall'anno successivo Palazzo Marino aveva manifestato l'intenzione di metterla all'asta. Un edificio del genere, tra l'altro vincolato dalle Belle Arti, è di complicata gestione, anche solo per effettuare sopralluoghi da parte dei tecnici comunali per le manutenzioni.

La villa è di proprietà del Comune di Milano dal 1934. Edificata su un'area di circa 1.800 metri quadrati, si estende su 4 livelli e conta una superficie complessiva di circa 810 metri quadrati, più 133 metri quadrati di foresteria. Nel  vi era stato l'ultimo tentativo, con base d'asta di oltre 1 milione e 200mila euro, andato a vuoto. Ora la base d'asta è stata abbassata a 867mila euro ma il risultato è stato, ancora una volta, il nulla di fatto. Il vincolo delle Belle Arti prevede, tra l'altro, l'obbligo della conservazione, escludendo attività di demolizione-ricostruzione e ristrutturazione.

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