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Stop alle caldaie a gas, è ufficiale: c'è la data

L'Italia, che ha votato contro, dovrà fornire assistenza tecnica e finanziaria per eliminare gradualmente le fonti fossili di riscaldamento degli edifici

Come riporta la redazione di Europa Today da Bruxelles, sarebbe ormai ufficiale: bisognerà dire addio alle caldaie a gas. Non proprio domani ma almeno c'è una data. Dopo un lungo iter legislativo la data è ormai sicura: a partire dal 2040 le "normali" caldaie a gas o gpl non potranno più essere messe in commercio, né potranno essere installate negli edifici di nuova costruzione residenziali e non residenziali. Non solo. Una portavoce del Consiglio Ue, responsabile per l'Energia, ha spiegato a EuropaToday che le vecchie caldaie - anche se già installate - non potranno più essere utilizzate. Tutto ciò "per ottenere progressivamente l'eliminazione completa delle caldaie a combustibile fossile entro il 2040". Un punto, quest'ultimo, che al momento è comunque controverso e verrà probabilmente chiarito dai governi dei singoli Stati. Insomma tutto sembra ancora molto fluido e, si sa, di questi tempi 16 anni sono un'eternità. 

Lo stop alle caldaie a gas rientra nell'ampio pacchetto sulle case-green, che ha l'obiettivo di riformare il patrimonio immobiliare dell'Unione europea, ristrutturando gli edifici e migliorando il rendimento energetico del settore edilizio. Il 12 aprile l'Ecofin (il Consiglio economia e finanze dell'Ue) ha adottato formalmente la direttiva, che punta al taglio delle emissioni di gas serra connesse agli immobili. 
Gli edifici rappresentano ad oggi oltre un terzo delle emissioni di gas serra nei Paesi del blocco europeo. L'Italia, insieme all'Ungheria di Viktor Orban, ha votato contro, mentre si sono astenute Croazia, Repubblica ceca, Polonia, Slovacchia e Svezia.

Scadenze per migliorare l'efficienza energetica

Gli obiettivi previsti originariamente da Bruxelles sono stati ampiamente riformulati, concedendo più tempo agli Stati per attuare una profonda riforma del settore, che impatterà milioni di case solo in Italia. Entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero. Entro il 2050 l'obiettivo riguarderà invece tutto il patrimonio immobiliare dell'Ue. 
Per gli edifici non residenziali, la direttiva introduce standard minimi di prestazione energetica. Secondo le nuove regole, nel 2030 tutta questa tipologia dovrà migliorare del 16% le prestazioni energetiche rispetto agli edifici con le peggiori prestazioni. Entro il 2033 dovranno essere al di sopra del 26%. Ci sarà in sostanza una graduale eliminazione degli edifici non residenziali che hanno una pessima efficienza energetica. Gli Stati membri hanno la possibilità di esentare dalle norme edifici specifici, come quelli storici, i luoghi di culto o gli edifici di proprietà delle forze armate. 

Cos'è questa storia delle case da ristrutturare perché lo dice l'Europa

Riduzione degli sprechi tramite ristrutturazioni

I Paesi del blocco si sono impegnati anche a garantire che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sarà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Almeno il 55% della riduzione energetica dovrà essere ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici più deteriorati, che al momento rappresentano il 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori. I governi dovranno assicurare assistenza tecnica e sostegno finanziario, con particolare attenzione alle famiglie a basso reddito, affinché la riforma non metta in difficoltà le persone economicamente più vulnerabili. 

Addio alle caldaie a gas

Tra le misure chiave per de-carbonizzare il settore edilizio, è prevista l'adozione da parte di ogni Stato di un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici. Questo dovrà includere una tabella di marcia con l'obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Eliminando gli incentivi fiscali per questi apparecchi già a partire dal 2025, è stata sancita la possibilità di offrire incentivi ai sistemi di riscaldamento ibridi, ad esempio quelli che combinano caldaie e pompe di calore o impianti solari.

Infrastrutture per auto elettriche

I governi saranno tenuti a fornire infrastrutture per la mobilità sostenibile, compresi punti di ricarica per auto elettriche all'interno o accanto agli edifici, pre-cablaggi o condutture per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette. Dal momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, l'Italia avrà due anni per recepire le disposizioni della direttiva nella legislazione nazionale. Entro il 2028 il governo di Bruxelles riesaminerà la legge, modificandola eventualmente in base all'esperienza acquisita e ai progressi compiuti durante l'attuazione. 

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