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Maurizio Pratelli

Collaboratore

Fuoco e musica in punta di spada: sì, abbiamo visto bellezza

La fiamma riaccesa dalla band inattesa: Sulutumana, Andreani & Ghielmetti

L'idea è nata in lockdown, quando tutto era buio e impossibile. Loro, i Sulutumana, Luca Ghielmetti e Filippo Andreani, si erano incontrati quasi per caso in streaming a regalare un po' di canzoni e conforto. E lì è nata la scintilla, la promessa che si sarebbero ritrovati tutti insieme su un palco. Alla fine è successo davvero. Ed è accaduto nel modo più bello possibile, attraverso un progetto unico nel suo genere: sei concerti e sei tappe in due giorni.

Un tour de force che ha toccato altrettanti luoghi magici del nostro Lario. Già alla partenza dal Ghisallo, omaggio a Gianni Mura e agli eroi del ciclismo, il LungoLarioExpress ha dimostrato quanto tutto ciò fosse necessario. Rimettere in circolo la musica, nonostante le difficoltà di questa stagione, non ultimo l'ostacolo delle prenotazioni, è stato il valore portante offerto ad ogni stazione di questa inedita ferrovia.

Lassù in montagna è salito da Genova anche Franco Piccolo, un Signore della fisarmonica che ha portato un soffio di mare tra le rotaie. Non a caso questo Slow train coming è partito sbuffando le note e le parole di Antes que muda il mar, a mettere subito in chiaro che in questo viaggio ogni canzone apparteneva a tutti. Alle ali di Nadir Giori e Francesco Andreotti, tessitori sonori di ogni brano, alle voci di Luca Ghielmetti, Gian Battista Galli e Filippo Andreani.

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Un'autentica band che, tappa dopo tappa, ha trovato forza e coesione anche attraverso tre voci così diverse e così belle da sentire tutte insieme. Un po' come Crosby, Still, Nash in Déjà vu. E se a Mandello del Lario il sole si è fatto caldo come quello della California, forse non è stato nemmeno un caso. Si è vista subito tanta bellezza, ancora prima di arrivare a Cernobbio, ultima tappa del primo giorno del tour di questa gente che suona in punta di spada, che è sangue sulla barricata, che è musica regalata per strada con la faccia sbagliata. 

Se Luca Ghielmetti canta come un macchinista bruciato dal fumo del carbone, come un Tom Waits al comando della locomotiva, al suo fianco Gian Battista Galli è la voce della sicurezza, quel capostazione senza il quale non si parte e non si arriva. E in mezzo a loro Filippo Andreani, il figlio segreto di De Gregori e Billy Bragg. E intanto al finestrino corrono ancora Gigi Meroni, Beppe Viola, Valentino Mazzola, Andrea Gallo, le anime belle compagne di nuvole. 

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Si riparte da Torno, angolo di bellezza mai perduta che accoglie il treno nella sua dolce cornice, quell'atmosfera che cancella la distanza tra palco e platea. Un quadro dal quale è un peccato uscirne anche quando il concerto finisce con una canzone manifesto che si intitola Liberi tutti.  Ma è già tempo di ripartire per l'altra sponda del Lago di Como e arrivare in Tremezzina a gettare ancora un po' di semi e musica: "Vita mia, come mi sei simpatica. Vita mia, che piacere conoscerti. Fammi solo intuire il momento per farmi da parte. A evitarmi cadute di tono in abito blu".

Non è questo il tempo. C'è da raccogliere un ultimo abbraccio alla stazione del Grumello, da quella magica villa che guarda la città silenziosa luccicare. Mentre l'estate scappa, la banda allunga la luce del tramonto e la voglia di stare insieme, di ritrovarsi lì, tutti insieme a riprendersi la musica. Fino all'ultima canzone come una medicina che rimette in circolo passioni e sorrisi. 

Si sa che spesso le cose migliori accodono per caso. Ma se i Sulutumana, Ghielmetti ed Andreani ripartiranno insieme (e lo faranno) sarà solo perchè strada facendo hanno capito, e lo ha capito anche il pubblico, che  sono stati bene insieme. E quando si accende la fiamma, spegnerla è un delitto. La musica fa. Cose che fanno piangere. Cose che fanno ridere. Come l'amore. 

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