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Maurizio Pratelli

Collaboratore

Magiche le elezioni, a fare promesse siamo i campioni

Cosa resterà di questa bella propaganda?

A fare i maliziosi, questi mesi di campagna elettorale a Como si potrebbero riassumere con il ritornello di uno dei tormentoni musicali del momento: "E allora sì, propaganda, propaganda. La risposta ad ogni tua domanda". Perché a prescindere dal candidato sindaco, e a Como ne abbiamo addirittura 8, le promesse da parte di tutti sono state davvero mirabolanti. E infatti è fin troppo facile citare ancora la Propaganda di Colapesce, Dimartino e Fabri Fibra: "Santa immaginazione, ho perso le chiavi della città. Magiche le elezioni, a fare promesse siamo i campioni". 

Certamente non ce la possiamo cavare con una canzonetta o pensare che non ci siano differenze, che votare per una candidato o un altro non cambi nulla. Tuttavia non si può certo negare la sensazione che al cancello di partenza si siano presentati solo campioni in grado di fare la differenza, atleti che hanno corso come dei matti per arrivare primi al traguardo. Quel traguardo che alla fine è solo una partenza per un lustro al comando. Ed è lì che uno, uno solo, dovrà dimostrare di essere davvero un fuoriclasse.

Finora a Como, salvo illustri esempi di un lontano passato, e qui il nome di Antonio Spallino lo citiamo volentieri, tutti questi campioni non è che si siano visti. Ma chissà, il futuro non è scritto e sicuramente il prossimo sindaco dimostrerà che tutti i proclami di questi mesi non erano solo parole al vento. Parafrasando Enzo Jannacci, verrebbe da dire: "Ho capito ma se lo facevi prima. Come prima? Ma sì, se lo facevi prima. Prima quando? Ma prima, no? Io ho bisogno adesso, io sto male adesso". 

E in effetti Como non sta benissimo, si trascina da decenni i suoi acciacchi che ora, miracolosamente, tutti sanno come guarire. Perché prima loro non c'erano. Sì è vero, i partiti a destra e manca sono gli stessi, ma gli uomini e le donne alla guida del loro vascello che fa rotta su Como sono tutti cambiati. E laddove sono gli stessi, non hanno mai preso il comando della città. Comunque vada, ammutinato dalla Compagnia dei Fratelli del Lario il sindaco uscente, al timone di Palazzo Cernezzi avremo un nuovo volto: capitano o capitana lo sapremo probabilmente solo il 26 giugno.  

Intanto, nell'atteso silenzio dei prossimi due giorni, non ci resta che augurare un buon voto a tutti, con la speranza che vinca davvero il migliore e che la sua non sia stata tutta propaganda: a una nave complessa, complessa come quella di una amministrazione comunale di un capoluogo, le parole e i disegnini non bastano. Il punto non è la buona fede, crediamo in quella di tutti. Il punto, anche qui, è avere a cuore la città più del proprio ego, i cittadini più degli interessi dei partiti. Perché Como ha solo bisogno di un respiro luminoso come quello di questi giorni di quasi estate. Mai come ora, mai come in questo momento d'affanno.   

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