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Editoriale

Maurizio Pratelli

Collaboratore

Bla bla bla, il tormentone punk di Palazzo Cernezzi

Como, una città disturbata dal sindaco "pirata"

Se l'eccitazione è un sintomo d'amore al quale non sappiamo rinunciare, lo cantava Lucio Battisti, va detto che, trasferendo questa citazione alla politica, da tempo non si corrono più pericoli di innamoramenti che fan soffrire. Non abbiamo nemmeno bisogno di avere una donna per amico che a turno ci consoli, non più. Tuttavia, un po' si soffre ugualmente, ammettiamolo. Per l'innaturale mancanza di un amore da consumare e non certo per il vissuto di una storia sbagliata. A suo modo, paradossalmente, Como rimane una città generosa: negli ultimi 20 anni ha offerto tre amministrazioni di centrodestra e una di centrosinistra, non mancando di tentarci, alla fine, con l'ebbrezza di un'avventura solitaria. Riuscendo, laddove non hanno potuto nemmeno i 5Stelle a Roma, nel piccolo capolavoro politico di non dividere la torta con nessuno.

Se fin qui abbiamo giocato con le citazioni e il colore, ora veniamo al punto. O al fatto di come il canto della rossa sirena, l'ultimo tormentone si intitola Bla Bla Bla, stia urticando le orecchie fini della città, più abituate alla melodia che al punk. Per quanto scomodare la ben più nobile storia della musica sia una forzatura giornalistica, la questione è molto semplice: se si vuole combattere l'arroganza del genere, occorre capirne la genesi e soprattutto essere in grado di offrire nuove sonorità. Ma se al momento la new wave non appare nemmeno come una semplice suggestione sonora, allora occorre affrontare il mare con l'ironia e il coraggio di un vecchio marinaio che, pur sapendo di essersi messo nei guai da solo, invece di continuare a lamentarsi delle offese subite dai pirati, cerca invece di rimettere in rotta il suo vecchio vascello rimasto senza marinai.

Per ritrovare l'isola perduta di Palazzo Cernezzi, la politica pettinata deve inevitabilmente sopravvivere a colui che ora vede solo come un maleducato e prepotente invasore che ha sconvolto lo spartito. Senza però dimenticare che, per quanto canti stonato, l'ha voluto il popolo. O meglio quella parte di popolo che in democrazia, nonostante anni di viaggi poco esaltanti, ancora vota e sceglie il suo comandante. Chi scrive qui, peraltro per una testata ben lontana dalle logiche cittadine, non ha bisogno di accarezzare la sirena e, pur comprendendo il disagio dei tenori, il loro canto alla fine produce solo un lamento, comprensibile ma poco utile alla costruzione di un'alternativa credibile. 

Il punk, come tutti quei movimenti che portano a una reale rottura con il passato, non ha mai offerto carezze. Guardare indietro non serve a nulla se non a capire le ragioni dell'onda anomala per rimettersi in viaggio dopo la tempesta. Fra qualche anno i casi saranno solo due: riconsegnare la città ai pirati o trovare una guida all'altezza di un viaggio possibile: pensiamo da una parte a Mauro Guerra e dall'altra ad Alessio Butti, figure di alto profilo politico ma difficilmente disposte al sacrificio in città. Ma chissà. 

Fino ad allora il RapiGoverno continuerà con la sua musica che ancora piace a molti e disturba altri. Ma cosa produrranno tutte queste note sgarbate lo vedremo solo alla fine. E allora il Re non lo salverà nemmeno Dio ma solo i fatti. Perché dalle promesse non mantenute non si salva nessuno. Se resta solo un altro Bla Bla Bla, si toglie il disturbo e si torna a casa. 

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