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Maurizio Pratelli

Collaboratore

Chiara Ferragni, la fatina dell'apparenza

Una vita reale in un mondo irreale

Che Chiara Ferragni abbia abilmente costruito le sue fortune basandosi sull’arte dell’apparire non c’è alcun dubbio. Lo ha fatto meglio e prima di tutti. Come una Barbie in carne ed ossa, ha narrato la favola della moda. Pillole quotidiane ambientate nella giungla dorata dei social. Lì, nel suo mondo incantato, vestito di fatua bellezza, la Ferragni ha costruito un impero. Si è fatta regina di un popolo senza più re, indossando come meglio non si poteva il sogno impalpabile dell’apparenza. Non importa chi sei ma come ti vesti. 

Ma quando i “sudditi” in adorazione diventano milioni, non si vive più di solo outfit. Quando sei un brand in grado di influenzare le azioni di milioni di persone, o diventi parte integrante del sistema o diventi un rivoluzionario. E non c’è dubbio che la magia della Ferragni sia quell’incredibile capacità di restare nel flusso facendo credere di essere una rivoluzionaria. 

D’altronde non ha sposato Che Guevara ma Fedez: un signore che distribuisce dalla Lamborghini buste da mille euro ai diversamente ricchi. In questa stagione in cui stiamo pagando cara l’assenza di filosofi e intellettuali, nell’impero dei Ferragniz, che piace tanto anche a sinistra, regna sovrana la confusione. Quel disordine moralista in cui anche l’impegno sociale pare governato più dal bisogno di apparire che da un reale sussulto del cuore.

Ma Fedez e la Ferragni non hanno nessuna colpa. Hanno solo sfruttato meglio di altri una vetrina piena di prodotti. Perché alla fine più del pensiero conta ciò che hai da vendere. Un vestito, un disco, un albergo, un museo, una pizza. Basta un click. E persino un vaccino, perché l’impegno sociale fa parte del ruolo reale che ricopri. Con tanto di principini e castello da mettere in mostra. Tutto luccica in questo sogno senza un mattino.

E’ un momento difficile, cantava Nada. 

È un momento difficile, tesoro
Tienimi sulle gambe
Fammi stare al sole 

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