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Politica

Dormitorio permanente a Como, la coperta di Patrizia Maesani non ha bandiere

La mozione per i senzatetto sta raccogliendo consensi bipartisan (Lega esclusa)

Patrizia Maesani, ancora una volta, ci mette la faccia e sfida la "sua" maggioranza su una questione che non può avere bandiere e nemmeno finire nel grande catino degli slogan tanto cari alla Lega. Una sfida lanciata al duo Negretti-Locatelli per dimostrare che a Como c'è ancora chio si oppone a una politica incapace di trovare soluzioni per i meno fortunati. Il tema è quello delle persone senza fissa dimora. Dopo la chiusura del servizio Caritas a fine marzo, oggi chiudera le porte anche la parte in capo a Como Accoglie, dopo mesi di lavoro negli spazi del Cardinal Ferrari.

Maesani ha portato ieri sera in consiglio comuinale una mozione per la "Messa a disposizione di un immobile comunale per la creazione di un dormitorio permanente per le persone senza fissa dimora" che ha subito trovato un appoggio trasversale con le firme di Barbara Minghetti, Maurizio Traglio e Vittorio Nessi di Svolta Civica, Patrizia Lissi, Stefano Fanetti e Gabriele Guarisco del Partito Democratico, Fabio Aleotti del M5S e Bruno Magatti di Civitas. Ma altre firme, prima della prossima discussione in consiglio potrebbero arrivare in questi giorni. Di sicuro ci sarà il sì dei componenti di Forza Italia - Gervasoni e Biondi hanno già firmato - che hanno avuto l'ok da Cenitiempo, e con tutta probabilità anche quello di Ada Mantovani. 

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Il testo della mozione

Premesso

che nella città di Como negli ultimi anni, anche a causa della grave crisi economica, il numero delle persone senza fissa dimora è aumentato in maniera esponenziale;

che molte di queste persone versano in stato di salute fisica ed a volte mentale precaria;

che molti senza fissa dimora hanno un'età anagrafica prossima alla terza età;

che le persone utenti del dormitorio messo a disposizione di Caritas nell'ambito  del progetto “Emergenza Freddo” quest'inverno si aggiravano attorno a cento di cui 10/15 donne;

che con la conclusione del progetto Emergenza Freddo queste persone da fine marzo non hanno più riparo per la notte e sono costrette a dormire in ricoveri di fortuna a detrimento della propria salute/incolumità e del decoro e dell'igiene della città stessa;

che, parimenti, all'interno della struttura Cardinal Ferrari hanno trovato riparo anche cento  migranti ospitati in tensostrutture per il periodo invernale;

che per questi ultimi il periodo di accoglienza finirà con il 30 aprile ed anche queste persone si troveranno per strada;

che il Comune di Como si è sempre distinto per l'accoglienza e l'attenzione agli ultimi e ciò a prescindere dalle maggioranze politiche che governavano la città;

che il mondo del volontariato cittadino  che quest'inverno si è preso cura dei senza fissa dimora è costituito da diverse centinaia di uomini e donne che sarebbero ben disposte a prestare servizio anche durante gli altri mesi dell'anno atteso che la povertà come la solidarietà non vanno in vacanza!;

che il Comune di Como ha a disposizione innumerevoli immobili vuoti e privi di destinazione e progettualità futura.

Tanto premesso, si chiede

al Sindaco ed alla Giunta di individuare e destinare un immobile comunale   dormitorio permanente per le persone senza fissa dimora,  affidando il predetto immobile in gestione alle associazioni di volontariato che da ben dieci anni partecipano al progetto “Emergenza Freddo”

Mettiamioci la faccia

E questo è solo il primo fondamentale passaggio istituzionale. Ma intanto Patrizia Maesani si sta mobilitando per raccogliere consenso in città intorno all'hastag #mettiamocilafaccia. Sul clima di intolleranza che si respira in città basterebbe poi leggere il post di Amanda Cooney che riportiamo di seguito.

"Domenica pomeriggio: Tizio incrociato in riva, sul lungolago. Per puro caso. ‘Ti seguo e quello che fai. Io a te farei un bel discorsetto’. Me lo dice con tono di rimprovero. Con una nota di paternalismo. Con uno sguardo severo. Mi meraviglio che non usi un wagging finger per enfatizzare ancora di più l’evidente disapprovazione. Cerco di smorzare. Scherzare. Alleggerire l’aria potenzialmente pesante. ‘Vabbè, forse sono io che farei un discorsetto a te. Over a coffee. Si può sempre dialogare, vero?’ sorrido e vado per la mia strada.
"Venerdí sera vado di nuovo per la mia strada. Ritornando a casa passo un bar in centro con i tavoli fuori. Un uomo ad voce alta dice a no one in particular: ‘Questa qua ha un sacco di amici negri.’ I freeze. Stava parlando con me? Di me? Lo confronto? Dico qualcosa? No. Sarebbe ludicrous. Ridicolo. Stava parlando senz’altro di qualcun’altra. Tiro dritto, sulla mia strada, a casa mia. Casa is a safe haven. 
‘Non scrivere le cose che scrivi su fb. Ti stai facendo un sacco di nemici.’
E sinceramente non so più cosa farmene di tutti questi rimproveri, questi consigli, questa disapprovazione. Hubbie mi dice di wear them like a badge of honour, che io non ho niente di cui vergognarmi. La logica mi dice che lui ha ragione. Casomai sono quelli che sono in adulazione di un uomo che tiene una mitraglia in una mano ed un crocefisso nell’altra mentre sputa parole di odio nei confronti dei ‘bambini confezionati in Africa e sui barconi’ che dovrebbero vergognarsi. La ragione mi dice che sono gli altri che dovrebbero hang their heads in shame, ma comunque mi rimprovero.
Da qualche parte lungo la strada del mio soggiorno nel Bel Paese ho smarrito le linee guida su come una straniera residente in Italia dovrebbe comportarsi. Discorsi e consigli tipo: Stai in riva al lago, con gli occhi incantati per tutta la bellezza nostrana, preferibilmente in silenzio tranne l’occasionale gemito di meraviglia davanti ad un lago incantevole. E ricordati che sei sempre un’ospite qua. Stattene nel tuo brodo e se non ti piace, puoi sempre ‘ritornare in Irlanda, a casa tua’ (cit) anche se l’Irlanda non è mai stata casa mia.

The ache for home lives in all of us, the safe place where we can go as we are and not be questioned. Maya Angelou"

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