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Campeggio di Como chiuso, un esercito di invisibili rischia di finire in mezzo alla strada in pieno inverno

Atteso lo sgombero per i problemi di sicurezza dopo la fuga di monossido di carbonio

La situazione è sempre stata al limite. Tuttavia, la precedente amministrazione, nonostante da più parti si evidenziassero le preoccupazioni per la sicurezza e per il futuro dei molti senzatetto che avevano trovato rifugio al camping internazionale sito a pochi metri dall'uscita dell'autostrada, non ha mai risolto il problema. Che si è mostrato nuovamente in tutta la sua evidenza dopo il malore, causato dal monossido di carbonio, di un ospite della struttura. Sacrosanto e inevitabile, il provvedimento con cui il Comune ha decretato la chiusura del campeggio "No Stress" di via Cecilio, nei cui bungalow alloggiano da anni una settantina di persone che non hanno una fissa dimora.

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Anni di problemi

Senzatetto, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, sfrattati, disoccupati, hanno trovato alloggio in queste casette di legno prefabbricate grandi venti metri quadrati. Un tetto, nemmeno tanto sicuro, un luogo dove infatti negli anni sono stati molti gli interventi delle forze dell'ordine nel silenzio totale del Comune di Como, che durante la giunta Landriscina non ha posto attenzione alla questione. Un esercito d'invisibili che ora rischia, lo sgombero è inevitabile per ragioni evidenti di sicurezza, di finire in mezzo a una strada nei giorni più freddi dell'anno. Mentre il servizio del gas è stato già sospeso, resta solo da capire quanto tempo rimane per trovare una sistemazione, che attualmente non c'è, per dare un tetto a tutte queste persone. Negli anni si è pensato più al "decoro" della città, a far sì che in senzatetto rimanessero invisibili, che ad offire un'alternativa a rischiosa sistemazione che da provvisoria è diventata fin qui permanente. 

Ora però la tegola, una tegola enorme che tocca circa 70 persone senza un tetto, è finita nelle mani del sindaco Alessandro Rapinese e del suo assessore Nicoletta Roperto. Che innanzitutto dovranno capire quanto sono esattamente e dove andranno ricollocate tutte queste persone. I tempi sono strettissimi. 

La frustrazione e il senso di sconfitta di Patrizia Maesani

Così su Facebook, l'ex consigliere comunale Patrizia Maesani, da sempre impegnata nel sociale: "When we brush things under the carpet, we store up trouble for the future...che tradotto nella nostra lingua significa "Nascondere la polvere sotto i tappeti significa preparare guai per il futuro" Ci son state delle volte che il nomignolo più gentile è stato Cassandra ma alla fine quei nomignoli altro non erano che frutto della pochezza e della vigliaccheria altrui".

"Non so - scrive ancora Mesani - fino a che punto fossero consci delle conseguenze delle loro azioni, certo è che il tappeto si è alzato ed ha disvelato la cinica e miope politica di taluni ed il triste silenzio unito alla indolente inerzia di altri. Amara la sensazione odierna di averci visto giusto allora. Mi consola poco, anzi mi fa sentir ancor più male. Ciò che la politica di questi tempi ha dimenticato è che le conseguenze delle miopi azioni, delle furbate all'Alberto Sordi o dell'inerzia mollacciona ricadono su un intero sistema città".

"O, forse, più semplicemente, la politica - chiosa Maesani - lo sa ma poco le importa. Campeggeremo tutti allegramente in piazza Duomo e sotto i vari portici cittadini, per giunta nei giorni della Merla. Il destino è beffardo e fa esplodere la bomba nel periodo peggiore". 

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