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Cronaca

Morte di Fabio nel lago di Como: chiesti accertamenti sull'attrezzatura da sub

I famigliari vorrebbero verificare l'ipotesi del malfunzionamento dell'attrezzatura

Una morte, quella del 41enne Fabio Livio, che ha lasciato una grande ferita nella comunità di Tavernerio, dove viveva. Il corpo senza vita dell'uomo è stato trovato nelle acque del lago di Como, domenica 23 ottobre al Moregallo, nel territorio comunale di Mandello del Lario, sulla sponda Lecchese. A lanciare l'allarme il suo amico. Non si sa esattamente sia successo, al momento non si esclude nemmeno l'ipotesi di un malore ma potrebbe essere stato colto anche da narcosi da azoto. L'uomo era sceso a oltre 80 metri, che è una profondità importante anche per i sommozzatori esperti. 

I due si erano recati a 109 metri di profondità, in un luogo chiamato Sassoni. Pare, come riportato da La Provincia, fosse una specie di esercitazione, di preparazione per un'altra escursione sotto i 100 metri che i due sub volevano fare in Liguria. I due avvocati nominati dalla famiglia hanno richiesto una serie di accertamenti sull'attrezzatura per verificare se ci fossero dei malfunzionamenti relativi all'impianto di respirazione. 

Senza entrare in tecnicismi, alcune cose non tornerebbero e il malfunzionamento potrebbe essere stato registrato dal “dive computer” che dovrebbe essere in possesso delle forze dell'ordine che stanno indagando sulla tragica morte. Un'altra stranezza riguarda il fatto che Fabio, quando l'amico si è accorto che era diversi metri sotto di lui non indossava la maschera. Gli accertamenti tecnici richiesti potrebbero chiarire molte cose. Ogni sub ha un apparecchio, un computer, che registra ogni attività e analizzare quello di Fabio potrebbe aiutare a chiarire la situazione. 

L'istanza con la richiesta di autopsia e di questi accertamenti tecnici è stata depositata al Pubblico Ministero. Al momento comunque non è esclusa nessuna ipotesi, compresa quella dell'improvviso malore o di una narcosi da azoto.

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