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Cronaca Cantù

L'inseguimento, l'ultima telefonata al padre e il ritrovamento: tutte le cose da chiarire sulla morte di Simone

Le ultime parole al telefono: "Se mi fermo mi ammazzano"

La vicenda di Simone M, il 28enne di Lentate sul Seveso, che lavorava a Cantù e che è stato trovato senza vita in provincia di Varese domenica 3 gennaio, ha ancora molti aspetti da chiarire. La procura di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo penale contro ignoti per istigazione al suicidio ma i legali della famiglia chiedono maggior chiarezza, perchè nulla faceva presupporre alla famiglia che il giovane intendesse compiere un gesto simile. 

Il ritrovamento del corpo di Simone

Nella giornata di domenica 3 gennaio il cadavere di Simone M., 28 anni, di Lentate sul Seveso viene ritrovato all'interno di un capannone industriale di Origgio, Varese, privo di vita, impiccato con la sua cintura a un gancio di un macchinario dell'azienda. A far circoscrivere le ricerche proprio in quell'area è stata la posizione registrata su Whatsapp e condivisa dal giovane con il padre qualche ora prima. Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio il ragazzo sarebbe rimasto coinvolto in un inseguimento dopo aver saltato un posto di blocco dei carabinieri.

La parole del legale della famiglia

"Tra sabato e domenica nella tarda serata, oltre l'orario del coprifuoco, il ragazzo sarebbe scappato da un posto di controllo dei carabinieri e durante l'inseguimento si sono avvicendati diversi equipaggi fino ad arrivare nel Varesotto, in un'area boschiva dove il ragazzo avrebbe abbandonato l'auto e sarebbe scappato a piedi" spiega l'avvocato Roberta Minotti, legale della famiglia. Durante la fuga però il ragazzo avrebbe chiamato il padre, spiegandogli che aveva intenzione di raggiungerlo. Almeno tre le telefonate effettuate, durate alcuni minuti, l'ultima - ormai a notte inoltrata - anche un po' di più, quasi un quarto d'ora in cui l'uomo avrebbe cercato di invitare il giovane a fermarsi. "Se mi fermo mi ammazzano" avrebbe detto il figlio che poche ore dopo sarebbe stato trovato impiaccato nell'azienda. E in quella telefonata l'uomo ha riferito di aver sentito anche degli spari. Per tre volte il 28enne avrebbe inviato su Whatsapp al padre la posizione che l'uomo avrebbe fornito anche ai militari che successivamente - uscito di casa per andare a cercare il figlio - ha incrociato sul cammino.

Quella notte il padre si sarebbe infatti imbattuto per strada in una pattuglia dei carabinieri che nulla aveva a che vedere con l'inseguimento e ha spiegato ai militari la situazione, invitandoli ad allertare i colleghi per metterli a conoscenza della posizione del ragazzo. "L'uomo poi si è recato a Desio in caserma e appena arrivato ha trovato la Bmw del figlio coinvolta nell'inseguimento ma nessuna traccia del giovane" riferisce l'avvocato Minotti. E quell'auto pare presentasse una ammaccatura nella parte anteriore. Poi il giorno successivo le ricerche nell'area hanno portato al rinvenimento del cadavere con i rilievi che si sono concentrati anche nei campi.

Sul corpo del ragazzo è stata eseguita l'autopsia - a cui ha preso parte anche il medico legale consulente della famiglia - e l'esame avrebbe confermato la morte per impiccagione. "La famiglia vuole sapere che cosa è successo" riferisce l'avvocato perchè sarebbero molti i vuoti della ricostruzione da colmare. 

La famiglia non si da pace

"Era un ragazzo perbene e nulla faceva presupporre a un gesto di questo tipo e proprio per questo la famiglia non si dà pace" spiega Minotti. Ventotto anni, un piccolo precedente per guida in stato di ebbrezza scontato con i lavori socialmente utili e ormai archiviato e un futuro lavorativo dalle prospettive incoraggianti con il recente passaggio del contratto da tempo determinato a indeterminato. A fare luce su quanto accaduto ora saranno le indagini.

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