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Cultura a Como: l'alba di un'identità vera tra Festival della Luce e il sangue di Villa Olmo

Tra tante chiacchiere al vento, eventucoli di terz'ordine spacciati per nuove frontiere dell'umanità, pseudoartistame sparso e monumentalismo fine a se stesso, c'è un appuntamento che si affaccia sulla città che può aiutare a distinguere il grano...

Tornando all'evento in discussione, esso è il Festival della Luce (5-25 maggio, www.festivaldellaluce.it), promosso dall’Associazione Città della Luce, organizzato dalla Fondazione Alessandro Volta e già insignito dell'Alto patrocinio dell'Unesco, della Società Europea di Fisica e della Società Italiana di Fisica. Ma, ovviamente, questo sciorinare di "tituli" è il meno. La polpa fa la differenza nella terza edizione che a nostro modo di vedere segna un netto balzo in avanti rispetto al recente passato. Per fare un paio di esempi (rimandandovi comunque al programma ufficiale): domani all'Aula Magna del Collegio Gallio sarà ospite Shuji Nakamura, Premio Nobel 2014 per la Fisica e inventore dei Led a luce blu, poi seguiranno in varie tappe il filosofo Massimo Cacciari, il genetista Edoardo Boncinelli, i filosofi Giulio Giorello, Antonio Sparzani e Carlo Sini, l’astrofisico Giovanni Bignami, il direttore editoriale di “Diabolik” Mario Gomboli e il direttore artistico di SKY Cinema Roberto Amoroso, lo scrittore e architetto Gianni Biondillo. E poi mostre ovviamente a tema al Broletto e Villa Bernasconi di Cernobbio (curiosità per l'opera di Raimondo Galeano), eventi per i più piccoli, un'apertura alla città non limitata ad appuntamenti più o meno imperscrutabili per il grande pubblico (che non è solo fatto da ignoranti bestie da soma pronte a ruttare pop-corn al cinema, come qualcuno ancora immagina) e soprattutto un filo logico vero, saldo, palpabile con la tradizione scientifica di Como, non casualmente culla di Alessandro Volta.

C'è veramente molto, insomma, in questo Festival della Luce che ne legittima l'ambizione a porsi come modello per uno standard culturale che per Como potrà segnare una linea anche futura, e questo non per forza tralasciando o cancellando eventi minori o la fuffetta sovente venduta come gemma imperdibile - anch'essa può avere una sua dignità se, per l'appunto, venduta onestamente come fuffetta - ma iniziando a distinguere in maniera più netta i livelli delle proposte.

teatro-sociale-palcoAttorno al Teatro Sociale in sé e poi ad eventi come il Festival della Luce, Parolario, al Festival Como Città della Musica, per citarne tre in grado di offrire davvero uno spaccato peculiare dell'anima culturale del territorio, un qualcosa di specifico e non riproducibile in qualunque retro-birreria del mondo, si può davvero fondare una nuova identità da capitale della Cultura a cui poi aggiungere le mille altre "cose" di valore e magari di tutt'altro genere emerse positivamente negli ultimi anni (su piani completamente differenti vengono in mente il festival musicale WOW, piccola gemma autentica, il bellissimo "Open Day Razionalismo" organizzato dell'Ordine degli Architetti un paio di settimane fa e quell'oggettivo tesoro che si sta rivelando il Km della Conoscenza nella sua versione compiuta o quasi). Cultura alta, cultura popolare, eventi e paesaggio: ma nostri, di anima comasca eppure aperti al mondo, non di mera importazione ma venati dal sapere e dalle fortune del territorio. Questa sì che può essere la via: meno "inglisc" a vanvera, più identità nella produzione con radici qui e respiro internazionale.

Certo, poi anche a scorrere il buon panorama appena citato è difficile non avvampare di rabbia verso il sistematico killeraggio contro Villa Olmo e il suo anelito a diventare centro espositivo di prima grandezza operato dalla politica negli ultimi anni; ma siccome i motivi per sorridere sul futuro culturale (vero) di Como non mancano, bisogna farsi forza sperando che passi la nottata e si asciughi il sangue.

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