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Associazioni Viale Cesare Battisti, 8

Migranti senzatetto di Como, chiuse le tende-dormitorio al centro pastorale: appello dei volontari

Domenica mattina svuotati i tendoni: altre 50 le persone che tornano a dormire in strada

Sono stati sgomberati nella mattina di domenica 29 aprile 2018 i tendoni adibiti a dormitorio per i migranti e senzatetto allestiti a dicembre 2017 nel chiostro del centro pastorale Cardinal Ferrari di viale Battisti a Como per far fronte all'emergenza freddo. 
Saranno un centinaio, secondo le stime dei volontari impegnati nell'accoglienza, le persone che da stasera torneranno a dormire in strada con la fine dell'emergenza: i circa 50 ospiti dei tendoni, infatti, vanno ad aggiungersi all'altra cinquantina che usufruiva dei posti letto all'interno dei locali sempre del centro pastorale, chiusi a Pasqua. Per questo le associazioni chiedono al Comune di Como di trovare immediatamente una nuova soluzione.

La preghiera ecumenica

Domenica mattina proprio in una delle tende del centro pastorale si è svolta una preghiera ecumenica organizzata da Flavio Bogani, volto storico del volontariato comasco, in prima linea nell'emergenza migranti alla stazione San Giovanni dell'estate 2016. 
Che sulla sua pagina facebook ha lanciato l'invito a ritrovarsi simbolicamente: "Ti chiediamo, prima di andare a Messa, di passare per una preghiera, una riflessione laica, un gesto di pace, presso il Centro Cardinal Ferrari di Como".

"Stamattina c'è stata una preghiera ecumenica in una delle tende -racconta Bogani -cui hanno partecipato 15 ospiti della struttura, una decina di volontari più gli operatori. Una preghiera fatta da musulmani, cattolici, avventisti, buddisti e laici, il tutto con molto rispetto, mesto rispetto. 
C'è un aspetto simbolico che mi preme evidenziare - prosegue-: solo una signora ha raccolto l'appello che ho lanciato di venire alle tende a pregare prima di andare a Messa, ed è una signora anziana che abita a San Rocco  (proprio uno dei quartieri più interessati in questi mesi dall'emergenza migranti, ndr). Alla fine della preghiera - ha detto Bogani - i volontari hanno chiesto perdono agli ospiti per non aver avuto sufficiente fede e coraggio nel portare avanti l’accoglienza in città.

E' evidente che tutte le persone che sono a contatto con queste situazioni richiedono un dormitorio - conclude Bogani - ma deve essere una struttura che offre servizi non solo di assitenza ma anche di mediazione culturale, informazione giuridica che aiutino le persone o a essere rimpatriate o curate. Non dimentichiamo che ci sono moltissime situazioni di fragilità tra i migranti che non trovano accoglienza".

La mobilitazione delle associazioni

Sui social in questi giorni sono rimbalzati numerosi appelli da parte delle associazioni comasche di volontariato impegnate sul fronte dell'accoglienza. 

Tra queste Como Accoglie, che in un post pubblicato su facebook rivolge "un appello a tutte le realtà associative comasche, religiose e non, perché si attivino per realizzare forme di accoglienza diffusa: una, due, tre persone cui mettere a disposizione uno spazio per garantire a queste persone non solo una vita umana e dignitosa, ma per permettere loro di perseguire un percorso di integrazione impedito dal vivere su un marciapiede – non è pensabile presentarsi al lavoro senza la possibilità di lavarsi e di lavare i propri indumenti".

A Como Accoglie si aggiunge la rete di Como Senza Frontiere che venerdì 27 aprile 2018 ha organizzato sulla questione un presidio di informazione in piazza Volta.

"Chiediamo al comune di Como - spiega la portavoce Annamaria Francescato- che apra un altro dormitorio permanente almeno per altre 40-50 persone. Ormai si è visto che la tecnica del non accoglierli per non farne arrivare altri non ha funzionanto perché la frontiera attira sempre. E comunque la questione riguarda anche molti italiani. Chiediamo anche la creazione di un centro diurno perché non basta dare un posto per dormire a queste persone. I migranti - continua la portavoce- sono molto giovani e potrebbero lavorare e hanno bisogno di essere seguiti. I volontari sono disposti a farlo ma serve uno spazio. 
Chiediamo anche la presentazione di progetti di accoglienza nell'ambito della rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) in modo da garantire interventi di accoglienza integrata. Chiediamo, infine, l'installazione di servizi igienici in zone diversificate della città.


Noi - prosegue Francescato - abbiamo scritto una lettera al sindaco di Como e al primo consiglio comunale gliela consegneremo e chiederemo un incontro. 
So che Como Accoglie, cioè i volontari, hanno incontrato il vicesindaco Alessandra Locatelli qualche settimana fa, ma lei aveva detto che non verrà aperto nessuno spazio aggiuntivo.
Se il comune mette a disposizione uno spazio - conclude- noi siamo disposti a investire dei soldi per ristrutturarlo e a gestirlo, in primis come dormitorio che è la cosa più importante".

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