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Alle radici del chilometro zero: la storia delle fornaci del lago di Como

Calce e mattoni, quando tutto veniva "fatto in casa"

Spuntano qua e là anche sul Lago di Como, non solo in città. Le fornaci, memoria di un tempo passato ma non ancora del tutto sommerso, ci ricordano la storia industriale del nostro territorio, quando anche la calce (ma anche i mattoni) veniva prodotta in loco lavorando la pietra estratta dalla montagna a ridosso dei fabbricati. I massi estratti dalla cava venivano trasportati alla fornace su rotaie con carrelli. La pietra veniva posizionata nei forni, alimentati per un’intera settimana con fascine, che trasformavano la pietra in calce. Una volta raffreddata veniva caricata sui comballi, le famose imbarcazioni utilizzate sul Lago di Como per il trasporto di merci. Un esempio ancora presente, seppure nel frattempo quello spazio sia stato occupato da un'azienda nautica, si trova a Lezzeno. Altre testimonianze di quell'epoca le troviamo a Oliveto Lario ma soprattutto a Grandola e Uniti, per la precisione in Val Sanagra

La Fornace Galli è forse l’esempio più rilevante  - e certamente il meglio conservato - di archeologia pre-industriale del territorio della Val Sanagra. Lo sfruttamento delle risorse naturali è sempre stata una necessità vitale per gli abitanti della valle, così come la corrente del fiume era la principale fonte di energia. Le origini sono seicentesche, quando tutta la vita del paese ruotava attorno all’attività produttiva dei mulini; la proprietà era della famiglia Guaita. Nel primo Ottocento passò prima a Gilardi e Colombi, quindi alla famiglia Camozzi, originaria di Como. Nel 1846 lo stesso Camozzi vendette nuovamente la manifattura a Giacomo Guaita, e la famiglia la mantenne per alcuni anni. Qualche anno dopo, nel 1858, il complesso venne acquistato da Francesco Selva, residente a Menaggio ma possidente a Grandola. Nel 1875 la Fornace venne infine acquistata da una famiglia originaria della Val Colla, in Svizzera: i Galli, da cui l’attuale nome.

fornace galli-2

La fornace era un centro produttivo notevole, e tantissimi edifici delle zone limitrofe – e anche più lontani – sfruttavano i mattoni prodotti in Val Sanagra. L’attività produttiva terminò in un’epoca relativamente recente: qualche anno dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale, quando lo sviluppo industriale della Penisola – soprattutto quello della vicina Brianza – ha favorito la nascita e la crescita di numerosi competitori dotati di insormontabili vantaggi tecnici e di trasporto.

Recentemente la fornace è stata oggetto di forti restauri che ne hanno in parte modificato l’aspetto; si tratta di lavori intrapresi all’interno di una vasta serie di progetti di rilancio e sviluppo territoriale tra i quali si inserisce anche l’Ecomuseo della Val Sanagra. L’obiettivo è di rendere visitabile e fruibile in senso didattico – esperienziale il rinnovato sito archeologico; l’intenzione dei progettisti, infatti, è stata quella di restaurare, o ricreare quando necessario, i vari segmenti del processo produttivo e le attività ad esso collaterali

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